Torna a parlare il Freddo della Banda della Magliana: “Ero un re. Ora ho paura per la mia vita”
Torna a parlare in un'intervista a la Repubblica Maurizio Abbatino, uno dei boss della Banda della Magliana, il personaggio a cui è stato ispirato il Freddo di Romanzo Criminale. Da Mafia Capitale, al delitto di Emanuele Orlandi, fino ai depistaggi sulla strage di Bologna. Detto ‘Crispino', insieme a Franco Giuseppucci, che ha ispirato la figura del Libanese, è stato il fondatore dell'organizzazione criminale che ha dominato Roma per un ventennio e i cui epigoni sono tutt'ora attivi. Dopo la fuga in Venezuela e il successivo arresto Abbatino deciso di collaborare con la giustizia: grazie alle sue dichiarazioni si arrivò all'operazione Colosseo che mise la parola fine sulla storia della Banda.
Ora il Freddo è fuori dal programma di protezione testimoni, non ha più un'identità fittizia dietro cui celarsi e ha paura per la sua vita, che qualcuno dei vecchi soci pareggi i conti: "Non ero un boss ma un re. E adesso faccio fatica anche ad arrivare alla fine del mese: da quando mi hanno sbattuto fuori dal programma di protezione mi hanno tolto la casa e l'identità di copertura". "Non è solo per quello che ho detto che sono un bersaglio. Ma per tutte le cose che so e che non ho raccontato perché impossibili da dimostrare", chiarisce Abbatino, spiegando di avere ancora molti segreti che ha tenuto per se.
Poi parla di Massimo Carminati, al centro dei Mafia Capitale: "L'avvocato di Carminati ha messo in discussione le mie dichiarazioni e quelle di altri collaboratori parlando di ‘pentiti coccolati dalla procura'. In realtà Carminati non mi ha mai querelato perché sa bene che ho detto la verità. Il Cecato ha svuotato cassette di sicurezza di magistrati e avvocati: io ho fatto la scelta di collaborare, lui quella di ricattare. Chi di noi è il più infame?".
"Carminati è protetto, l'ha sempre fatta franca"
"Io non ci voglio andare in quel processo – dice Abbatino riferendosi al processo su Mafia Capitale – Carminati l'ha sempre fatta franca e anche questa volta finirà che lo grazieranno e sconterà solo qualche anno. Ha negato i suoi rapporti con noi della Magliana, ci ha chiamato ‘quelli che spacciavano droga'. Per il tentato omicidio Parenti-Marchesi c'era anche lui. L'ho detto anche in tribunale: era in macchina con me. Eppure è stato assolto, con un alibi tirato fuori a distanza di anni grazie alle amicizie che avevamo all'ospedale militare del Celio. Da quando è stato imputato nel processo per l'omicidio Pecorelli, Carminati è sempre stato protetto".