Tor Sapienza, nella notte assalto al centro per rifugiati
Una notte di tensione quella appena trascorsa a Tor Sapienza, periferia est della Capitale. Un gruppo di residenti, in mezzo ai quali ci sarebbero stati estremisti di destra, ha dato l'assalto al centro per rifugiati di viale Giorgio Morandi dove sono accolti circa 60 cittadini nigeriani. A far saltare il tappo della rabbia un tentativo di stupro ai danni di una ragazza di appena 21 anni avvenuto lo scorso venerdì nel parco di via Tranquillo Cremona. Sarebbe stato un immigrato a tentare lo stupro, "dell'est" si sparge la voce.
Sono le 21 quando un gruppo di una quarantina di persone, per la maggior parte uomini giovani, si raduna per strada. Dopo circa un'ora parte il primo assalto ad un'occupazione dei movimenti di lotta per la casa, appena dietro il parco in via Carlo Balestrini, dove vivono una dozzina di famiglie, tre delle quali provenienti dalla Romania tutte le altre italiane. Fallito il primo blitz il gruppo, facendosi forza con urla per lo più razziste ("basta negri", "vi bruceremo tutti") e dando fuoco a diversi cassonetti in mezzo alla strada, si dirige verso il centro per rifugiati. Qua volano bottiglie, sassi, petardi e solo l'arrivo delle volanti probabilmente evita il peggio.
Un volantino appeso sui portoni annuncia per oggi un nuovo appuntamento: "A causa di tutte le aggressioni accadute questa settimana (anziano derubato, aggressione ad una ragazza nel parco) e non avendo la collaborazione delle forze dell'ordine in un momento così critico per il quartiere, martedì 11 novembre ci sarà una riunione nel piazzale all'entrata di via Tranquillo Cremona per discutere dei vari fatti elencati e prendere provvedimenti". Il rischio è che anche oggi si possano ripetere le tensioni.
Cosa succede a Tor Sapienza?
Tor Sapienza ha la più grande corte di case popolari d'Europa. Palazzoni grigi e segnati dalla scarsa manutenzione, tra una comprensorio e l'altro si aprono piazzali di cemento che non diventano però piazze, mancando punti di aggregazione e di socialità. Una delle tante banlieue di Roma dove il disagio sociale cerca una valvola di sfogo. Così dalla scorsa estate cominciano le proteste contro la paventata apertura di un nuovo centro di accoglienza in via Ruccellai, le frasi sono le stesse sentite in altre zone di Roma come "non sono razzista ma perché devono venire tutti qua, già abbiamo i nostri problemi", o anche "per loro spendono 40 euro al giorno per vivere, perché non li danno a me che non ho lavoro?". A complicare la situazione il vicino insediamento Rom di via Salviati, da cui spesso si alzano colonne di fumo per i roghi appiccati nel campo.
"Non dico che erano tutti razzisti, qua c'è troppo disagio sociale e nessuno che da risposte – racconta uno storico residente del quartiere il giorno dopo – Io ho assistito a tutta la scena. In mezzo c'erano anche tante persone che conosco. Non ho visto con i miei occhi estremisti di destra, ma quel che è certo è che da mesi qualcuno soffia sul fuoco". Secondo molti testimoni a guidare l'assalto un gruppo di giovani, dall'inequivocabile appartenenza politica, urlava "viva il Duce". Solo lo scorso 8 novembre Casa Pound era in piazza a raccogliere le firme contro "l'immigrazione selvaggia" e la presenza dei centri di accoglienza.