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Terremoto Roma, l’analisi degli esperti dell’Ingv sul sisma del 23 giugno

I vulcanologi dell’Ingv, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, hanno elaborato una prima analisi sul terremoto di magnitudo 3.6 registrato alle 22.43 del 23 giugno e con epicentro a Colonna, provincia di Roma.
A cura di Enrico Tata
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La scossa del 23 giugno
La scossa del 23 giugno

I sismologi dell'Ingv, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, hanno elaborato una prima analisi in merito al terremoto di magnitudo 3.6 registrato alle 22.43 del 23 giugno e con epicentro a Colonna, provincia di Roma. In primo luogo il terremoto è avvenuto sul bordo del complesso vulcanico dei Colli Albani, "un'area dove sono stati attivi alcuni crateri eccentrici durante le fasi finali della vita del vulcano, in tempi geologicamente "recenti"". L'epicentro del sisma, alle pendici dei Castelli Romani, si trova in un'area di passaggio tra la zona dei Colli Albani, per l'appunto, caratterizzata da terremoti superficiali di magnitudo generalmente inferiore a 5 e intensità localmente elevata, che hanno provocato danni fino al grado 8 MCS (per esempio il terremoto del 26 agosto 1806, di magnitudo stimata 5.6) e l'Appennino, interessato da eventi di magnitudo maggiore (ad esempio il terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915 (magnitudo stimata 7.1).

I terremoti nella zona dell'epicentro

Dal 1985 nella zona dell'epicentro si sono verificati cinque terremoti con magnitudo superiore a 3 e tutti localizzati nella zona di Colonna e Gallicano nel Lazio. La zona, spiegano gli esperti dell'Ingv, "presenta una sua sismicità storica di livello moderato, con eventi sismici di magnitudo stimata intorno a 5. In particolare, il terremoto più prossimo all’area dell’evento di ieri è avvenuto il 26 ottobre 1876, con una magnitudo stimata pari a 5.1. In quel caso, si registrarono effetti del grado 7 MCS a Palestrina e Castel San Pietro Romano (RM), mentre a Roma si ebbe un grado 5-6 MCS (fonte: CPTI15)".

Stando a quanto riportano i sismologi, il terremoto registrato il 23 giugno non è di origine vulcanica, ma è stato causato "da una faglia normale (o estensionale) orientata parallelamente alla catena appenninica, che interessa la crosta superiore. Il calcolo delle coordinate ipocentrali fornisce un valore intorno a 11 km, mentre dalla modellazione delle forme d’onda per il calcolo del momento tensore si ottiene in valore intorno ai 5 km. Il tipo di meccanismo di faglia è coerente con le conoscenze sulla deformazione tettonica della catena appenninica, interessata anch’essa da faglie prevalentemente orientate in senso nord-ovest-sudest e con movimento estensionale". La scossa è durata 40 secondi in totale, ma quella percepibile è durata meno di 10 secondi.

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