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Tentato omicidio e usura: 4 persone vicine alla ‘ndrangheta arrestate tra Roma e Latina

Quattro persone sono state arrestate oggi tra Roma e Latina dopo un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia della Capitale. Sono accusate in concorso fra loro e con ruoli diversi di tentato omicidio, estorsione e usura, reati commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Tra gli episodi ai danni di due imprenditori di Pomezia e Latina anche attentati con colpi di fucile e bombe a mano.
A cura di Francesco Loiacono
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L'attentato a casa di uno degli imprenditori
L'attentato a casa di uno degli imprenditori

Colpi di fucile automatico e addirittura bombe a mano lanciate contro due imprenditori. Sono alcuni degli episodi emersi da un'indagine della Direzione distrettuale antimafia che ha portato oggi a quattro arresti tra Roma e Latina. Gli indagati sono ritenuti responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di tentato omicidio, estorsione, usura ed altri reati: tutti commessi con l'aggravante del metodo mafioso. Due dei soggetti indagati, due fratelli calabresi da anni domiciliati in provincia di Latina e già noti per ulteriori precedenti penali nel campo dei reati finanziari, sono ritenuti vicini ad ambienti malavitosi, nello specifico alla ‘ndrangheta. Personaggi della malavita calabrese, in alcuni casi, avrebbero partecipato ad alcuni incontri ad Aprilia con uno degli imprenditori che era finito nelle grinfie dei due fratelli calabresi.

Tutto è iniziato nel 2012: due imprenditori, uno di Torvajanica (Pomezia) e l'altro di Latina, avevano chiesto un investimento di 13 milioni di euro ai due fratelli calabresi per la ricapitalizzazione della società. A fronte di questo intervento i due fratelli avevano però ottenuto, con tassi usurai, la restituzione di una somma di 17 milioni di euro, pretendendone altri 25 milioni fra capitale ed interessi. Nel frattempo però l'azienda dei due imprenditori, un'importante ditta nel settore dell’elettronica, fallisce. Da allora iniziano le richieste estorsive e le ripetute minacce aggravate dal metodo mafioso da parte dei due fratelli calabresi a danno degli imprenditori. Il primo a essere preso di mira era stato l'imprenditore di Latina, all'epoca residente ad Aprilia: in un caso erano state lanciate alcune cartucce all’interno del giardino di casa, mentre in un altro erano stati esplosi alcuni colpi di pistola verso l’appartamento dell'uomo, al cui interno erano presenti i familiari della vittima. L'uomo si era reso quindi irreperibile all'estero e gli aguzzini si erano rivolti al suo socio, l'imprenditore residente in località Torvajanica, a Pomezia. All'inizio gli indagati avevano estorto all'uomo 300mila euro in contanti e una collezione di Rolex e gioielli pari a 340mila euro, strappandogli anche la promessa di restituire il presunto debito di 25 milioni con pagamenti mensili di 300mila euro. Di fronte all'impossibilità da parte dell'uomo di reperire l’ingente somma di denaro erano scattati altri pesanti atti intimidatori: nel 2015 erano state lanciate verso la sua abitazione due bombe a mano, mentre nell'estate del 2016 gli indagati avrebbero organizzato un vero e proprio attentato. Come documentato dalle immagini di videosorveglianza della villa dell'imprenditore, due persone, entrambe con volto coperto, si erano fermate all’altezza del cancello principale dell'abitazione con un’auto, poi risultata rubata. Una delle due persone era salita sul tetto del veicolo e aveva esploso con un’arma lunga una raffica di colpi, in totale 28, alcuni dei quali avevano raggiunto la vetrata a vista del salone della villa, fortunatamente antiproiettile. Dopo questo grave episodio l'imprenditore aveva finalmente trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati e dei colleghi di Pomezia hanno ricostruito l'escalation delle minacce e delle violenze nei confronti dei due imprenditori, che avevano spinto loro e i loro familiari a cambiare radicalmente delle abitudini di vita.

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