Tamponi coronavirus, D’Amato: “No al business dei privati, diffidate da test a pagamento”
Ancora una volta la Regione Lazio si schiera contro i test a pagamento effettuati dalle strutture private per verificare se si abbia contratto o meno il Covid 19. Già all'inizio dell'epidemia i privati hanno iniziato a offrire test a pagamento, scatenando la reazione della giunta regionale che prima ha attaccato i laboratori, poi ha dato il suo benestare ma a patto che i prezzi non superassero una certa soglia di prezzo. Nonostante questo, i test sierologici continuano dappertutto e ogni laboratorio privato stabilisce il suo prezzo in modo pressoché autonomo. "In relazione ad una recente sentenza del Tar del Lazio posso annunciare che ci costituiremo in Consiglio di Stato – dichiara l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato – La gestione delle epidemie non è un meccanismo per togliere soldi dalle tasche dei cittadini e ricordo che eventuali tamponi fatti al di fuori dei laboratori validati dallo Spallanzani e inseriti nella rete regionale, come da indicazioni del Ministero della Salute, non hanno finalità di sanità pubblica. Pertanto il rischio concreto per i cittadini è di pagare per un test non riconosciuto e non validato".
Nelle ultime settimane la Regione Lazio ha messo a punto dei drive in in diverse parti della città di Roma: chi sospetta di aver contratto il virus perché è stato a stretto contatto con un positivo, può andare a fare il test previo colloquio con un medico. Si tratta di un test gratuito per il quale non bisogna pagare nulla. "La rete costruita nel Lazio dei drive-in prevede l’esecuzione tempestiva e gratuita dei tamponi su prescrizione medica in caso di sospetto o nel caso di positività alla sieroprevalenza e questo ha consentito finora di individuare 160 casi asintomatici. I tamponi in questo circuito sono gratuiti e validati. E’ inutile buttare soldi in esami privati che non hanno la validazione dallo Spallanzani e rischiano di creare dei falsi negativi o dei falsi positivi".
Il tema centrale è però quello della sanità pubblica, che non può essere soppiantata dalla sanità privata. "Il controllo del virus non è un tema di business – continua D'Amato – Non è una questione ideologica, poiché abbiamo chiesto la collaborazione delle strutture private nella gestione dei test di sieroprevalenza. Ma il test molecolare, come diagnosi, che ha conseguenze immediate di sanità pubblica per quanto riguarda le notifiche, gli isolamenti, i tracciamenti e le eventuali interdizioni o zone rosse, devono essere eseguiti gratuitamente presso le strutture riconosciute. Il rischio che intravedo per i cittadini è pagare per un test non validato e senza alcuna finalità di sanità pubblica. Se c’è una cosa che ci deve insegnare questa epidemia è il ruolo essenziale ed insostituibile della sanità pubblica e della sua rete territoriale".