Stadio Roma, la Cassazione: l’imprenditore Luca Parnasi deve restare in carcere
L'imprenditore Luca Parnasi deve restare in carcere. La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della difesa contro l'ordinanza con cui il gip aveva disposto l'arresto dell'indagato. Il costruttore romano è al centro delle indagini sullo stadio della Roma di Tor di Valle. Per i magistrati della procura di Roma, Parnasi rappresenterebbe il vertice di un'associazione per delinquere, di cui farebbero parte anche suoi collaboratori e che avrebbe portato a compimento una serie di reati contro la pubblica amministrazione. In particolare avrebbe tentato di corrompere politici e rappresentanti della pubblica amministrazione.
Ieri il sostituto procuratore generale della Cassazione Perla Lori aveva chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso dei legali dell'imprenditore. Per gli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini, che difendono gli interessi di Parnasi, nell'ordinanza con cui il gip ha disposto l'arresto del costruttore sarebbero invece carenti le motivazioni sulle esigenze cautelari. Dopo l'arresto i legali hanno depositato l'istanza non al tribunale del Riesame, ma direttamente ai giudici della Cassazione, chiedendo a loro di verificare se fossero fondate le esigenze cautelari. La Corte ha risposto confermando il carcere per Parnasi.
Dopo lunghi interrogatori davanti agli inquirenti, con cui Parnasi ha deciso di collaborare, la procura aveva dato parere favorevole alla concessione dei domiciliari per il costruttore. Richiesta che è stata respinta lo scorso 6 luglio dal gip Maria Paola Tomaselli. L'indagato, ha scritto il giudice nell'ordinanza, non ha rivelato nulla di nuovo agli inquirenti e quindi, anche in considerazione del fatto che i suoi collaboratori sono ancora in carcere, Parnasi deve restare in cella. Tomaselli sottolineava nell'ordinanza come non si potesse concedere al costruttore un trattamento di miglior favore.