Spelacchio vs Ferracchio, derby alberi di Natale. Sgarbi: “Quello di Milano sta bene al luna park”
"Spelacchio è tradizionale. Luminoso. Insomma, è un albero. In linea con l’immaginario natalizio nazionale. L'albero di Milano è una specie di siluro. Una cosa che può stare bene in un luna park. Anche quando ero assessore a Urbino mi sono battuto contro questi coni luminosi. Matteo Salvini dovrebbe intervenire per salvaguardare l’immagine della sua città". Lo ha detto il critico d'arte e sindaco di Sutri Vittorio Sgarbi in un'intervista rilasciata a Leggo. Il derby di Natale tra Roma e Milano quindi, secondo Sgarbi, lo vince Spelacchio. Più tradizionale del collega lombardo, che invece ha puntato più su un'idea rivisitata di albero di Natale, conquista il cuore del politico nonostante ‘l'antipatia per la sindaca Raggi'. ‘Ferracchio‘, com'è stato ribattezzato l'albero di Milano, rispecchia l'anima della capitale mondiale della moda e del design: alto 37 metri, è un cono metallico completamente illuminato di luci led a basso consumo energetico che sovrasta piazza Duomo. Spelacchio, invece, 22 metri di altezza, è il classico abete: come lo scorso anno, è stato decorato da Netflix con 80mila tra luci, decorazioni e addobbi.
Spelacchio vs Ferracchio, il derby degli alberi di Natale
Ferracchio, realizzato da Esselunga in chiave tecno-minimalista da una parte, e Spelacchio, baluardo della tradizione firmato Netflix dall'altra. All'eterna battaglia tra due città oggi si aggiunge anche l'albero di Natale. Il primo a fare ironia sull'albero di Milano è stato il marito della sindaca Virginia Raggi, Andrea Severini: è stato lui a battezzarlo col nome di Ferracchio e a paragonarlo al gazometro di Roma. "Virgi per l'anno prossimo è già pronto!", ha commentato. E se il marito di Raggi ha precisato che la sua era solo una battuta, alcuni politici grillini sono stati più impietosi. Come Paolo Ferrara, ex capogruppo M5s in Campidoglio, che ha commentato: "Questa gabbia per piccioni è l'albero di Natale di Milano. Se l'avessimo fatto noi a Roma la stampa ci avrebbe maltrattato senza pietà".