Sorelline bruciate vive nel camper, l’imputato intercettato: “Si sono sciolte come candele”
"Ho ammazzato delle persone. Si sono sciolte come candele". Queste sono le intercettazione tradotte dallo stesso imputato in aula davanti ai Giudici della Corte d'Assise di Roma. Serif Seferovic, 21 anni, è accusato di aver dato fuoco con una bottiglia molotov al camper dove dormiva la famiglia Halilovic nella notte tra il 9 e il 1o maggio 2017. Nel rogo muoiono tre sorelle di 20, 8 e 3 anni. Si chiamavano Francesca, Angelica ed Elisabeth. Le immagini del furgone parcheggiato alle spalle del Centro Commerciale Primavera a Centocelle scuotono le coscienze. Quasi subito si abbandona la pista dell'odio razziale per concentrarsi tra gli scontri tra il capofamiglia e altre famiglie rom all'interno del campo dal quale provenivano, quello di via Salviati. Scontri che convincono la famiglia a lasciare il campo, non riuscendo però a sfuggire alla vendetta.
I responsabili del massacro però si riescono ad allontanare subito, e ci vorranno mesi per arrivare agli arresti. A inizio dello scorso ottobre quattro persone vengono fermate tra Torino e la Bosnia, tutte facenti parte della famiglia Seferovic. Tra loro anche Serif, che è accusato di aver materialmente lanciato la bottiglia molotov, già fermato subito dopo i fatti aveva smentito tutto per poi darsi alla fuga. Ora in tribunale è lui stesso che ha finito per autoaccusarsi traducendo le parole dette in khorakhanè, dalla madre al padre del giovane. Nella conversazione riporta al marito la frase detta dal ragazzo quando gli aveva confessato cosa aveva fatto. Serif 21 anni, è stato accusato anche di essere tra gli scippatori di Zhan Yao, la giovane studentessa cinese investita da un treno nel tentativo di recuperare la sua borsetta, e ieri potrebbe aver fornito lui stesso una prova decisiva per la sua colpevolezza.