Silvio Berlusconi dice addio a Palazzo Grazioli
Ormai manca solo l'ufficialità: Silvio Berlusconi lascia Palazzo Grazioli. Il Cavaliere dice addio a quella che è stata la sua principale dimora per molti anni, e allo stesso tempo sede istituzionale e di rappresentanza. Su via del Plebiscibito tra largo Argentina e piazza Venezia, un luogo diventato familiare per i romani e per gli italiani, sede di meeting politici e incontri al vertice, attese spasmodiche di decisioni che avrebbero coinvolto tutta l'Italia. Sono ormai passati venticinque anni da quando Berlusconi ha preso in affitto il piano nobile della dimora la cui prima edificazione risale al XVI secolo, e che ha visto poi interventi e ristrutturazioni via via che i secoli passavano con le famiglie dell'aristocrazia romana che vi hanno abitato.
Berlusconi non è mai riuscito a convincere il proprietario Giulio Grazioli Lante della Rovere a vendergli la residenza (costo dell'affitto circa 40.000 euro al mese), così ora ha deciso di trasferirsi nella villa sull'Appia Antica che nel 2001 acquisto per poi farvi dimora il suo grande amico, il regista Franco Zeffirelli che qui ha abitato fino alla sua morte. Mentre immaginiamo un esercito di facchini fare i bagagli inscatolando completi, cimeli, ricordi, argenterie e opere d'arte, vediamo anche la fine di un'epoca, la chiusura di un capitolo per la vita privata di Berlusconi, di quella del suo partito Forza Italia ma anche per tutti i noi.
Al centro della città nel cuore della politica. Fece discutere la scelta nel 2010 di abolire la fermata di via del Plebiscito dove fermavano 18 linee di bus per ragioni di sicurezza. Ci vollero tre anni per ripristinarla tra petizioni, interrogazioni parlamentari e raccolti di firme. Sono lontani i tempi quando ‘Grazioli' era una delle tappe obbligate per raccontare la politica dei palazzi: Chigi, Camera e Senato, e poi la dimora di Silvio Berlusconi con l'andirivieni di politici e uomini di fiducia del capo, i vertici decisivi e i ‘no comment' davanti all'assedio di telecamere e microfoni. Ma anche la sede delle "cene eleganti" e la quinta delle inchieste sul Bunga Bunga, simbolo di un potere che un tempo sembrava intoccabile oggi in dissoluzione.
La scelta del Cavaliere di lasciare Palazzo Grazioli sembra una resa alla perdita di centralità rispetto ad altri attori. Niente più capannelli in attesa di un cenno, di una parola, di foto e immagini di chi entra e di chi esce. Solo l'arrivo di Salvini e Meloni da queste parti (e sempre più di rado) sembra essere ormai una notizia). Berlusconi con il suo appartamento nobiliare lascia la scena, si ritira ai margini senza rinunciare a comparire di tanto in tanto sotto i riflettori.
Chi abiterà ora i saloni delle feste e degli incontri?