Si chiamava Maslax e aveva 19 anni il giovane richiedente asilo impiccatosi a Santa Palomba
Una notizia di cronaca tragica come altre, quella del suicidio di un giovane richiedente asilo ieri a Santa Palomba, ritrovato impiccato in un parco pubblico a poche metri dal centro dove era ospite. Oggi, grazie ai volontari di Baobab Experience, quel ragazzo non è più un volto anonimo, ma un viso, un nome e una storia: si chiamava Maslax e veniva dalla Somalia, scappato dal suo paese a soli 19 anni.
"Passato dal Baobab l'estate scorsa – scrivono i volontari – quando eravamo in strada a via Cupa con le tende, ha subito insieme a noi ripetuti sgomberi e identificazioni, compresa quella dell'8 ottobre a via Tempesta, quando gli impedirono di partecipare alla Peace Run perché qualcuno, in questura, aveva sbagliato a trascrivere il suo nome".
Se ne era andato dall'Italia per andare in Belgio, e da qui era stato trasferito nuovamente in Italia lo scorso gennaio, finendo nel centro d'accoglienza di Pomezia. I volontari raccontano la sua tristezza e depressione: "Ci ha scritto e ci ha cercati moltissimo, il tempo lì passava troppo lentamente, pslow life, sister', diceva di volerci venire a trovare a piazzale Spadolini".
"Cos'è accaduto lo sappiamo già perché accade ogni giorno per migliaia di migranti. – continua la nota –
Scappano dal loro paese perché la situazione lì è insopportabile, lasciando casa, affetti, radici, affrontano un viaggio terribile che li segna indelebilmente, se non li uccide, con il suo portato di violenza e disumanità. Arrivano in Europa, dove vengono identificati e chiusi in qualche centro ad aspettare, il più delle volte senza mediatori, senza assistenza legale e psicologica, mai guardati davvero. E allora scappano, raggiungono un altro paese straniero poco accogliente ma che comunque potrebbe essere la destinazione finale del loro viaggio, un nuovo posto dove piano piano ricostruirsi".
Una morta quella di Maslax che ci chiama in causa tutti, di cui "siamo direttamente responsabili noi Europa": "Siamo colpevoli di questa morte come delle morti nelle prigioni libiche, nel deserto, durante le traversate in mare o mentre si cercano di varcare i confini. Perché l'indifferenza può essere violentissima"