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Settantamila euro a un killer per uccidere l’ex marito: vittima il procuratore sportivo Mineo

A processo coppia di amanti che avrebbe progettato di uccidere l’ex marito di lei, il procuratore sportivo Camillo Mineo, assoldando un killer e promettendogli 70.000 euro. L’omicidio doveva sembrare una rapina finita male. Da quanto emerso in particolare la donna voleva mettere le mani sulla villa all’Olgiata dell’uomo. Il piano però è andato storto: il sicario assoldato non è un “professionista” e sparisce con l’anticipo di 10.000 euro e il piano viene alla luce.
A cura di Valerio Renzi
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È iniziato il processo che vede imputati per tentato omicidio Alessandra Trivellone e il suo compagno Giancarlo Casani, imprenditore nel campo dell'edilizia. I due amanti avrebbero progettato di pagare un sicario per uccidere l'ex marito di lei, l'avvocato e procuratore sportivo Camillo Mineo. Obiettivo dei desideri della donna sarebbe stata in particolare la villa all'Olgiata, valore stimato 5 milioni di euro. Secondo quanto ricostruito dall'accusa la coppia avrebbe assoldato nel 2016 due killer per fare irruzione nell'appartamento in zona a piazza Bologna dove l'uomo dimorava, simulando una rapina finita male.

Una volta scelto di risolvere le lunghe controversie civili e penali seguite alla separazione della coppia con un omicidio, Giancarlo Casani avrebbe chiesto al suo operaio Daniel Dragan, di nazionalità romena, di trovare qualcuno disposto a svolgere il "lavoro". Questo si sarebbe così rivolto al connazionale Gheorghe Gheorghita che affidava poi a Costica Gheorghe il compito presentandolo all'imprenditore che gli consegna 10.000 euro e tutto il necessario per mettere in atto il piano: diverse immagini di Mineo e la piantina della casa dove si sarebbe dovuto consumare l'omicidio. Il resto del compenso, 60.000 euro, sarebbe stato consegnato a Gheorghe solo a compito ultimato.

Ma qualcosa va storto nell'omicidio su commissione: Costica invece di andare ad ammazzare il procuratore intascano l'anticipo e non si fanno più vita. A quel Gheorghita, che aveva agito da intermediario, temendo ripercussioni sulla sua persona, si affida all'avvocata Giuseppina Tenga che, entrata a conoscenza dei fatti, convince il suo cliente a sporgere denuncia ai carabinieri raccontando tutto quello che sapeva sulla pianificazione dell'omicidio. A giudizio sono così finiti anche il killer mancato e Daniel Dragan.

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