Sepolte dal maxi-parcheggio le Scuderie di Augusto. L’appello: “Salvatele”
Torneranno nell'oblio, sepolti nuovamente sotto tonnellate do pozzolana, i resti delle antichissime scuderie di Augusto rinvenuti nel corso degli scavi per la realizzazione del nuovo maxi-parcheggio di Via Giulia, approvato dal comune di Roma. Per salvarli, archeologi, architetti e urbanisti hanno sottoscritto un appello al ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, affinché si impegni a intervenire per salvare l'antico stabila romano dall'intombamento. La decisione del Ministero di non sottoporre a vincolo l'area delle scuderie in cui in epoca romana venivano ospitati i cavalli dopo le quadrighe del Circo massimo e di ricoprirli nuovamente è scaturita dall'impossibilità di reperire i fondi per l'operazione di musealizzazione. L'unica alternativa, per proteggere gli antichi resti, è apparsa quindi quella della "sepoltura" sotto un coltre di cemento.
A siglare l'appello alcuni dei maggiori studiosi e intellettuali italiani tra cui l'archeologo Adriano La Regina, la fondatrice di Italia Nostra, Desideria Pasolini dall'Onda, il vicepresidente emerito della Corte Costituzionale, Paolo Maddalena, gli urbanisti Paolo Berdini e Vezio De Lucia, il regista Giuseppe Tornatore, lo storico Piero Bevilacqua.
"Onorevole Franceschini – scrivono i firmatari della lettera – il suo ruolo di difensore ufficiale dell'integrità e della salvaguardia del patrimonio storico, artistico e naturale inizia purtroppo in un periodo molto difficile. Per la cultura, la scuola e la ricerca infatti non c'è più un euro. I restauri li fanno i privati, i musei non riescono ad andare avanti, gli organi di tutela diminuiscono progressivamente. Ci rivolgiamo tuttavia a lei per chiedere un intervento sulla delicatissima questione del parcheggio interrato che dovrebbe essere realizzato tra via Giulia e lungotevere Sangallo proprio in corrispondenza della "ferita" inferta a quell'area delicata e preziosissima dallo sventramento fascista del '39".
Il ritrovamento dei reperti di Via Giulia
Nel 2008, il Campidoglio aveva dato il via al progetto di una ditta privata per l'edificazione di un piano che includeva case, alberghi, ristoranti e parcheggi sotterranei. Nel corso dei lavori, la società Cam, incaricata della costruzione del parco, intervenuta con una procedura di analisi del suolo – una sorta di tac – aveva rilevato i resti. La scoperta, salutata dalla Soprintendenza speciale per i beni archeologici come "importantissima per la topografia di Roma", determinò lo stop immediato ai lavori e diede il via a un tavolo di discussione sulla musealizzazione delle antiche vestigia. Se la Soprintendenza avesse vincolato l'area, l'unica scelta per la società costruttrice sarebbe stata quella di integrare il progetto del maxi-parcheggio con quello del museo, realizzando un'unica area di parking. Un'ipotesi che tutelava in parte i reperti senza arrestare il progetto per il parcheggio che aveva generato già non poche polemiche tra i cittadini e residenti della zona di Via Giulia. Il 3 luglio, finalmente, con la decisione della giunta capitolina, è arrivato il verdetto: i resti, opportunamente protetti con uno spesso telo speciale di geotessuto impermeabile, verranno definitamente interrati dalla Cam, per non riapparire più.
"Il nuovo progetto di parcheggio – concludono gli intellettuali – è ancora peggiore dei precedenti. La prescrizione a ridurre le dimensioni per non invadere troppo l'area archeologica ha indotto i costruttori a scendere in profondità e a realizzare un piano in più che risulta solo parzialmente interrato e quindi visibile sia da via Giulia sia dal Lungotevere".