Sentenza Vannini, il sindaco Pascucci: “Appello bis vittoria ma non abbassiamo la guardia”
"L'Appello bis è una vittoria, ma non abbassiamo la guardia finché non ci sarà giustizia per Marco Vannini". Sono le parole del sindaco Alessio Pascucci, entusiasta della sentenza della Cassazione, che rinvia al secondo grado di giudizio il processo sull'omicidio del ventenne di Cerveteri ucciso da un colpo di pistola la notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015 nella villetta della famiglia della fidanzata, in via Alcide de Gasperi a Ladispoli. "Una tragedia infinita che ha scosso non solo la nostra comunità, ma la nazione intera. Con questa sentenza la giustizia torna ad essere un faro per l'Italia" dice il sindaco. E aggiunge: "La città di Cerveteri continuerà a stringersi attorno alla famiglia Vannini, a mamma Marina e papà Valerio e lo striscione per Marco resterà sulla facciata del palazzo comunale, finché l'Italia non gli riconoscerà la giustizia che gli spetta punendo i suoi assassini, fino all'ultimo giorno di questa faticosa lotta".
Grando ai genitori di Marco Vannini: "Ladispoli è al vostro fianco"
Appresa la sentenza della Cassazione che rinvia il processo per l'omicidio di Marco Vannini ad altra Corte di Secondo grado, tantissimi i messaggi di vicinanza e affetto da cittadini e Istituzioni ai genitori del ragazzo. Così in un post Facebook il sindaco di Ladispoli, città del lungomare della provincia di Roma in cui cinque anni fa si è consumata la tragedia. "La Cassazione ha deciso: fu omicidio volontario, nuovo processo per tutti gli imputati! Adesso speriamo in una una pena esemplare per gli assassini di Marco Vannini – scrive il primo cittadino Alessandro Grando – Gioia per Marina e Valerio, Ladispoli continuerà ad essere al vostro fianco finché non avrete ottenuto giustizia e verità per vostro figlio".
Processo Marco Vannini, la Cassazione
La Suprema Corte di Cassazione ha annullato la sentenza dei giudici di secondo grado che aveva derubricato il reato di omicidio volontario a colposo e ridotto la condanna da quattordici a cinque anni nei confronti di Antonio Ciontoli, padre della fidanzata di Marco e ritenuto responsabile di aver aperto il fuoco con la pistola d'ordinanza contro il ventenne. La Cassazione ha accolto la richiesta presentata dal sostituto procuratore generale Elisabetta Cennicola, che ha chiesto il rinvio ad altra Corte di secondo grado, l’annullamento della sentenza e il rigetto del ricorso della difesa di Antonio Ciontoli. Per Cennicola, il capofamiglia sparò volontariamente per uccidere, quel proiettile non fu un errore. Anche Franco Coppi, avvocato di parte civile della famiglia di Marco Vannini, ha sottolineato questo aspetto nella sua arringa difensiva, spiegando che il giovane "è stato colpito da un'arma micidiale, lo sparo gli ha trapassato cuore e polmone, e una costola, e si è fermato sotto i muscoli del petto. Il cuore di Marco ha continuato a pompare sangue fino alla fine, si sarebbe salvato se lo avessero soccorso, come ha riconosciuto con onestà lo stesso consulente della difesa".