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Secondo l’Unione Europea i rom vengono discriminati nell’assegnazione delle case popolari

Nel 2016 l’Unione Europea si è riservata di aprire una procedura di infrazione per la legge sulle assegnazioni delle case popolari della Regione Lazio. Secondo l’Ue i rom verrebbero discriminati. La questione è tornata d’attualità dopo che oggi l’assessora al Bilancio della Regione Lazio, Alessandra Sartore, ha parlato dell’argomento nel corso della relazione annuale della Giunta al Consiglio regionale.
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A cura di Enrico Tata
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I rom sono discriminati in tema di assegnazione degli alloggi popolari. Lo dice l'Unione Europea, che proprio su questo punto si è riservata di aprire una procedura di infrazione contro l'Italia. La richiesta di informazioni sui criteri di concessione da parte della Comissione Europea è pervenuta al nostro Paese già nel 2012, ma la questione è tornata d'attualità dopo che oggi l'assessora al Bilancio della Regione Lazio, Alessandra Sartore, ne ha parlato nel corso della relazione annuale della Giunta al Consiglio regionale. La Commissione europea, ha spiegato Sartore, "ha chiesto una serie di informazioni in tema di assegnazione di alloggi popolari".

La procedura di pre-infrazione avviata nel 2012 ha riguardato la legge regionale 12 del 1999, che disciplina proprio l'assegnazione delle case popolari e ne descrive i requisiti per accedere alle graduatorie. Tale procedura si è conclusa negativamente nel gennaio 2016  e da quel momento la Commissione, ha spiegato Sartore, "non ha espresso pareri nel senso di un'apertura formale dell'eventuale procedura di infrazione. Quanto riportato oggi nella mia relazione in Consiglio regionale, fa esclusivamente riferimento allo stato dell'arte e, come corretto, segnala che, nell'eventualità della procedura di infrazione, la Regione si troverebbe nelle condizioni di dover valutare la compatibilità della Legge regionale 12/1999 con la direttiva 2000/43/Ce".

L'Unione Europea: "Rom discriminati nell'assegnazione della case popolari"

La Commissione europea aveva chiesto una serie di informazioni sull'assegnazione degli alloggi popolari, perché riteneva e ritiene tuttora che i rom vengano discriminati perché per le assegnazioni vengono chiesti requisiti come la residenza e lo sfratto che per la loro situazione di fatto non sono in grado di dimostrare. "Ciò violerebbe il principio di parità di trattamento delle persone indipendentemente dall'etnia previsto dalla direttiva 2000/43/CE", si legge nella richiesta dell'Ue.

Questa la richiesta dell'Unione Europea:  “Stando alle informazioni in nostro possesso, in Italia è radicata la pratica secondo cui i Rom, italiani e non, vivono in appositi campi o insediamenti, separati e diversi dalle abitazioni della popolazione non appartenente all’etnia rom. Se quanto precede corrisponde a realtà, i Rom sarebbero particolarmente svantaggiati sulla base della loro origine etnica". Nel 2016, come detto, l'Unione Europea ha giudicato negativamente le risposte italiane e si è riservata di aprire una procedura di infrazione: "È un dato acquisito come la soluzione amministrativa del campo nomadi risulti ormai da decenni il modello di riferimento delle politiche abitative in Italia. La politica amministrativa dei “campi nomadi” ha alimentato negli anni il disagio abitativo fino a divenire da conseguenza, essa stessa presupposto e causa della marginalità spaziale e dell’esclusione sociale per coloro che subivano e subiscono una simile modalità abitativa".

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