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Se Virginia Raggi fosse un uomo, nessuno l’avrebbe mai definita “bambolina imbambolata”

“Bambolina imbambolata”, due parole che hanno provocato un vero e proprio terremoto politica. A pronunciarle, il governatore della Campania Vincenzo De Luca, riferendosi al sindaco di Roma Virginia Raggi, che non è nuova ad attacchi sessisti di questo tipo. Ma se fosse stata un uomo, le battute dei colleghi uomini sarebbero state le stesse?
A cura di Charlotte Matteini
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Roma, la conferenza stampa del nuovo sindaco Virginia Raggi

Quel "bambolina imbambolata" pronunciato da Vincenzo De Luca e indirizzato al neo-sindaco di Roma Virginia Raggi è solo l'ultimo di una lunga serie di insulti sessisti a lei rivolti durante l'intera campagna elettorale. Di commenti dello stampo di quello partorito da De Luca se ne contano a bizzeffe, ma non solo contro Virginia Raggi, ma anche contro altre parlamentari e politiche in genere. Una su tutte, forse la capostipite di quelle donne che sono state prese di mira da colleghe e colleghi a causa del loro essere donne e, questo va sottolineato, anche a causa della loro avvenenza è stata Mara Carfagna, parlamentare e ministro durante l'ultimo governo Berlusconi.

Illazioni su presunte scalate al potere riuscite solo grazie a particolari doti o favori sessuali elargiti ai propri superiori, allusioni a determinate mancanze di tipo intellettuale. Insomma, sempre più spesso le donne in politica vengono giudicate e schernite non per quello che non sanno fare o per decisioni politiche considerate sbagliate, ma sembrano vivere la propria carriera professionale con una grossa e pesante spada di Damocle che pende incessante sopra la loro testa: obiettivi raggiunti solo grazie alla propria avvenenza o spregiudicatezza, sembra che alle donne siano richieste dimostrazioni di capacità e di carattere decisamente superiori rispetto a quelle richieste agli omologhi uomini.

Una giovane donna fa carriera nel campo della politica? Sarà sicuramente stata spinta da qualcuno, avrà fatto favori, è stata scelta solo perché molto bella. Sembra quasi dato per scontato, come se fosse una caratteristica naturale e inconfutabile, il fatto che una giovane politica non possa ambire alle stesse posizioni di un uomo, come se il semplice essere biologicamente donna portasse con sé anche una sorta di inferiorità manifesta.

Se Virginia Raggi fosse stata un uomo, Vincenzo De Luca si sarebbe mai permesso di definirla "bambolina imbambolata" o avrebbe espresso la propria critica utilizzando altre parole? Se Mara Carfagna fosse stato un uomo, qualcuno avrebbe mai sostenuto che la sua nomina a ministro delle pari opportunità era frutto di concessioni sessuali all'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi? E poi, ancora: Maria Elena Boschi, anch'essa vittima di decine di attacchi sessisti, se fosse stata uomo, qualcuno avrebbe mai affermato che il dicastero delle riforme costituzionali le sarebbe stato affidato solo perché amante di Renzi, come alcuni detrattori infatti sostengono? Se volessi continuare, domande di questo tipo potrei porne a decine.

Quello che però colpisce di questa vicenda dello scontro tra Vincenzo De Luca e Virginia Raggi è che, per quanto i parlamentari del Partito Democratico abbiamo per la maggior parte stigmatizzato la frase pronunciata da De Luca, altrettanto non hanno fatto molti militanti del Pd romano. Alcuni, infatti, si sono subito precipitati ad attaccare uno dei leader della minoranza Pd, Gianni Cuperlo, reo di aver difeso la Raggi durate la direzione nazionale. Altri, invece, hanno rilevato il fatto che la Boschi ha subito insulti peggiori, quindi ciò che ha detto De Luca non è che fosse poi così rilevante. Altri ancora, inoltre, hanno smentito l'esistenza di un doppio senso sessista nelle parole di De Luca: insomma, solo un insulto politico come un altro, nulla di importante.

Sembra quasi che l'essere donna, in politica così come in certi altri ambienti più maschilisti, il riferirsi a una donna sottolineandone l'inferiorità rispetto a un uomo, utilizzando tutta una serie di espressioni e similitudini che ben evidenzino una sorta di naturale inadeguatezza a svolgere un certo tipo di ruolo o di mestiere sarebbe ordinaria amministrazione, nulla di sbagliato, semplice dialettica tra avversari politici. Eppure mi viene difficile da pensare che qualcuno potesse mai dire di Matteo Renzi che fa tenerezza e che sembra un bambolotto imbambolato o che, per esempio, Franceschini sia stato nominato ministro dei Beni culturali solo perché è un bell'uomo e chissà quanti favori avrà fatto al superiore di turno.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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