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Scontrini, la procura impugna assoluzione di Marino: “La carta usata per scopi personali”

Ignazio Marino ha “utilizzato la carta di credito per spese voluttuarie al solo fine di soddisfare bisogni personali”. Ne è convinta la procura di Roma, che per questo ha impugnato la sentenza che ha assolto il chirurgo genovese dalle accuse di peculato, truffa e falso.
A cura di Enrico Tata
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Aggiornamento: l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino è stato assolto in via definitiva per insussistenza del fatto per l’accusa di peculato in relazione all’utilizzo della carta di credito concessa a fini istituzionali da Roma Capitale (la cosiddetta vicenda “scontrini”). 

L'ex sindaco Ignazio Marino ha "utilizzato la carta di credito per spese voluttuarie al solo fine di soddisfare bisogni personali". Ne è convinta la procura di Roma, che per questo ha impugnato la sentenza che ha assolto il chirurgo genovese dalle accuse di peculato, truffa e falso. Il caso degli scontrini pagati con la carta del Comune, 56 rendiconti di spese in totale, soprattutto cene, è stata l'ultima polemica che ha travolto l'ex primo cittadino, dimessosi a ottobre di un anno fa dopo essere stato sfiduciato anche dai consiglieri comunali del Partito democratico, il suo partito.

Marino è stato assolto lo scorso 9 gennaio. Secondo il giudice non c'è stato reato, ma è stato comunque evidenziata "imprecisione e superficialità" da parte dell'ex sindaco di Roma nell'uso della carta di credito del Comune. "Il giudicante – si legge nel dispostitivi della sentenza formulata dal gup Pierluigi Balestrieri – ritiene che le evidenze siano insufficienti per ritenere l'indubitabile prova dell'uso privatistico da parte di Marino delle risorse pubbliche affidategli attribuite attraverso la carta di credito. Appare evidente che eventuali errori dichiarazioni giustificative non sono suscettibili di rivestire alcuna rilevanza in questa sede penalistica potendo tutt'al più costituire indice di un sistema organizzativo improntato a imprecisione e superficialità".

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