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Sciopero del personale di sostegno: “Senza diritti, ma da noi dipende istruzione alunni disabili”

Assistono i bambini disabili nelle scuole, li aiutano a fare i compiti, a mangiare, li accompagnano al bagno e li aiutano a socializzare. Sono gli Assistenti educativi culturali (AEC) che lavorano nelle scuole di Roma. Forniscono alla cittadinanza un servizio fondamentale, ma non hanno nessun diritto e non sono pagati come dovrebbero.
A cura di Natascia Grbic
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Sono in piazza con gli ombrelli rossi, simbolo della loro protesta. Questa mattina il Campidoglio si è svegliato con centinaia di lavoratori AEC/OEPA di Roma che dalle scale chiedono a gran voce di essere internalizzati. Gli AEC/OEPA, di cui molti non avranno sentito parlare, sono gli Assistenti educativi culturali che lavorano nelle scuole. La funzione che ricoprono è quella di favorire l'inclusione scolastica e l'autonomia degli studenti con disabilità: un ruolo molto delicato, svolto da persone con contratto di lavoro precario, che ricoprono mansioni estremamente qualificate per le quali non sono pagati. Oltre ad aiutare i bambini in classe, cambiano pannolini e forniscono assistenza psicologica anche otto ore al giorno, in cui per loro non è prevista la pausa.

"Supportiamo gli alunni in ogni momento, non solo nel momento dell'apprendimento, ma anche in quello dell'espletamento delle attività quotidiane – spiega a Fanpage.it Giovanni Manno, lavoratore AEC in una scuola del III Municipio – Prima ci costringevano persino a cambiare i pannolini, anche se dovrebbe essere il personale Ata a farlo. Per questo da un po' di tempo ci stiamo rifiutando di farlo. Nel nuovo Regolamento del 2017 redatto dal Comune di Roma in cui si specificano le nostre mansioni, sono richieste competenze comunicative, di mediazione e socializzazione che ci sono state fornite con un corso di formazione obbligatorio, che in molti casi abbiamo sostenuto a spese nostre". Ma, nonostante siano richieste determinate qualità, i lavoratori sono pagati come ‘operatori di base'. Non gli è nemmeno riconosciuto il diritto al pasto, anche su turni di otto ore. Per questo qualche mese fa si sono riuniti in un Comitato e hanno iniziato a fare assemblee per organizzare lo sciopero. E hanno cominciato una campagna di sospensione delle mansioni non previste dal loro contratto.

I lavoratori AEC sono dipendenti di cooperative e non sono direttamente assunti dalle scuole. Da tempo chiedono al Comune di Roma di essere internalizzati e godere degli stessi diritti degli altri lavoratori. Così hanno raccolto 12mila firme per presentare una Delibera di iniziativa popolare da porre all'attenzione della giunta capitolina. Ma sono stati ignorati, almeno fino a che non è scoppiata la protesta. La delibera, inviata al Comune sei mesi fa, è stata finora ignorata. Ma, in seguito alle proteste, Roma Capitale ha fatto sapere che a partire dal 10 gennaio sarà istituito un tavolo tecnico tra amministrazione e il Comitato romano assistenti educativi e culturali. "In questo modo si vuole garantire ascolto a tutte le persone che lavorano nel settore, recependo le loro proposte, osservazioni e istanze, anche valutando le prospettive di evoluzione normativa del settore", scrive il Campidoglio in una nota.

Il loro è il primo sciopero di categoria. Comunicato ai genitori dei bambini con settimane di anticipo per non recare disagi a loro e ai ragazzi, ha incontrato la solidarietà delle mamme e dei papà che ogni giorno affidano ai lavoratori AEC i loro figli. Molti di loro oggi erano in piazza a supportarli nella protesta. "Grazie per quello che state facendo per questi bambini fantastici – ha detto al microfono una mamma scesa in piazza accanto ai lavoratori – Lotto con voi in prima linea perché è giusto vi siano riconosciuti i vostri diritti e tutto ciò che fate per i nostri figli".

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