San Basilio, elicotteri e centinaia di uomini contro lo spaccio di cocaina

Da anni ormai San Basilio a Roma è sinonimo nell'immaginario collettivo di cocaina e criminalità. Come a Napoli una vera e propria piazza di spaccio a cielo aperto, con vedette pronte ad allertare dell'arrivo della polizia, strade controllate dalla criminalità organizzata e file di macchine pronte ad acquistare la ‘merce'. Il quartiere alla periferia Nord-Est di Roma questa mattina si è svegliato assediato da sirene e lampeggianti, gli elicotteri che volteggiavano a bassa quota. Una maxi operazione, condotta dal comando delle fiamme gialle di Roma e provincia, ha assestato oggi un duro colpo al traffico di droga, colpendo un'organizzazione che secondo i calcoli dei finanzieri avrebbe fatturato almeno 4 milioni di euro all'anno. Le indagini, durate più di un anno, hanno permesso di arrestare 17 persone in flagranza di reato e di fermarne altre 17 colpite da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Secondo quanto ricostruito durante l'inchiesta il sodalizio aveva una struttura gerarchica rigidamente piramidale: dai boss che non si sporcavano le mani e incassavano, i pusher che rifornivano le ‘formiche' che a loro volto rivendevano la droga per strada. Il quartiere generale del gruppo era nel lotto numero di 17 tra i palazzoni delle case popolari, qui la droga una volta confezionata in dosi, differenziate a seconda del peso e quindi del costo sulla strada, veniva trasportata per essere poi smerciata in strada o consegnata a domicilio in tutta Roma grazie ad un appositamente noleggiate. Tra i corrieri e gli spacciatori, l'ultimo anello dell'organizzazione con maggiori rischi e minori introiti, moltissimi giovanissimi reclutati nel quartiere dove il disagio sociale e la mancanza di prospettive spinge tanti ragazzi a seguire la strada dello spaccio.
Nel corso dell'operazione sono state sequestrate auto di lusso e 200mila euro in contanti. Rinvenuto anche un piccolo arsenale di armi a disposizione del sodalizio criminale per far fronte ad eventuali scontri con la ‘concorrenza' o per minacciare clienti morosi. A dimostrazione dell'esistenza di un vero e proprio vincolo associativo il fatto che le famiglie di chi entrava in carcere venivano sostenute economicamente.