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San Basilio, arrestato giovane vicino ai Casamonica: uccise vicino a bastonate per futili motivi

È accusato di aver preso a bastonate un vicino di casa provocandone la morte per arresto cardiaco. L’arresto è arrivato a più di un anno dai fatti e dopo mesi di indagini portate avanti dai carabinieri. Il 29enne sarebbe stato coperto per mesi da un clima di omertà diffusa nel quartiere per coprirne le responsabilità.
A cura di Redazione Roma
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Immagine di repertorio
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Un giovane di 29 anni, residente nel quartiere di San Basilio, è stato arrestato con l'accusa di omicidio preterintenzionale dai carabinieri della Compagnia Roma Montesacro. È accusato di aver aggredito e provocato la morte di un vicino di casa, con l'aggravante dei futili motivi. I fatti risalgono a più di un anno fa. Era la sera del 28 luglio del 2018 quando il 29enne ha un alterco con un vicino di casa di sessant'anni, peraltro leggermente ubriaco. Non è chiaro quale sia la causa scatenante, fatto sta che il litigio sfocia in una violenta aggressione con il ragazzo che prende a bastonate l'uomo anche quando ormai è caduto a terra inerte. Un'aggressione che provoca un'infarto all'uomo che muore per arresto cardiaco.

Per arrivare all'arresto di questa mattina ci sono voluti mesi, soprattutto per il clima di omertà che ha protetto il presunto autore del pestaggio. Il 29enne, già noto alle forze dell'ordine per diversi precedenti, è considerato un elemento vicino al clan Casamonica per il quale avrebbe trattato l'importazione di ingenti quantitativi di droga dal Sud America alle piazze di spaccio di Roma. Tradotto nel carcere di Velletri, è ora in attesa di essere ascoltato dai giudici.

"Non poche sono state le difficoltà incontrate dagli investigatori nella ricostruzione di quella sera. Infatti la inconsistente collaborazione da parte delle persone informate sui fatti per via del diffuso atteggiamento di omertà ed anche un primo esame autoptico sulla salma, indirizzavano il decesso sulla pista della morte naturale – si legge in una nota dei carabinieri – La perseveranza degli inquirenti e l’acquisizione di nuovi elementi consentivano un nuovo e più accurato esame autoptico, da cui si evince che l’arresto cardiocircolatorio era stato originato non già da un malore, ma dai colpi inferti dall’aggressore.

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