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“Salviamo la Locanda dei Girasoli”: i ragazzi con la sindrome di Down chiedono aiuto

L’appello è stato lanciato a Fanpage.it dai dipendenti della Locanda dei Girasoli, ragazzi affetti dalla sindrome di Down che grazie a questo progetto hanno potuto imparare un mestiere, coltivare aspettative e sogni, che putroppo ora sono a rischio. La Locanda, infatti, si trova in un momento di estrema difficoltà economica e rischia di chiudere.
A cura di Flavia Grossi
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Simone, Emanuele, Gabriel, Ettore, Anna non solo rischiano di non avere più un lavoro, ma rischiano di perdere molto di più: un posto nel modo dove essere se stessi e realizzarsi. Questi ragazzi, e non solo loro, lavorano tutti alla "Locanda dei Girasoli", un ristorante molto speciale che oltre a servire ottimi pasti, offre l'opportunità di vivere un momento di vera inclusione sociale, un'isola felice al Quadraro, periferia di Roma, dove le persone con la sindrome di Down lavorano e coltivano le proprie aspirazioni.

La Locanda dei Girasoli è un progetto divenuto realtà ormai diciotto anni fa, grazie all'impegno di due genitori, che per dare una dignità lavorativa al figlio affetto dalla sindrome di Down, hanno deciso di aprire un ristorante per "ragazzi speciali". Ora però tutto questo rischia di finire. Nel corso degli anni si sono accumulate perdite per 1 milione di euro, soldi necessari a pagare l'affitto del locale commerciale, ma soprattutto indispensabili per il tutoraggio dei ragazzi, che sono seguiti anche da un team di psicologi: "Cinque anni fa ci è stato un vero e proprio crollo, un po' per il posto in cui siamo, in una traversa un po' sperduta al Numidio Quadrato. Ormai non ci sono più fondi dove attingere, il nostro è un ristorante speciale, essendo un ristorante speciale ha dei costi speciali – spiega il direttore Ugo Minghini – Abbiamo bisogno di avere più gente anche durante i giorni infrasettimanali, è difficile collocati dove siamo riuscire a non fare le perdite che ormai facciamo da diversi anni e quindi il progetto rischia di finire".

Tra i dodici dipendenti che il ristorante conta, i ragazzi diversamente abili sono quelli che ci rimetterebbero di più: "Il lavoro ce l'ho, sono felice, sto qui dentro" dice Anna, "È un lavoro serio e pesante, non è un gioco, è un esempio che noi possiamo dare agli altri ragazzi – afferma Emanuele nella sua divisa da aiuto cuoco – Mi sento una persona grande, sono autonomo, faccio le cose che devo fare". Lui ha 29 anni e lavora alla Locanda da quando ne aveva 24. Anche Simone di anni ne ha 29, fa il cameriere e il capo-sala, il suo sogno è quello di diventare il direttore, ma non conta solo la carriera, come nella maggior parte dei luoghi di lavoro, per questi ragazzi il ristorante è una famiglia, un luogo dove non si sentono discriminati, un luogo dove creare dei legami umani veri e sinceri: "Come essere una famiglia" dice, mentre Gabriel, che si occupa della pizza, dei fritti e dei dolci aggiunge "Ci vogliamo tutti bene". Un sentimento per nulla scontato che ci ribadisce anche Ettore: "Cinque anni che sono qui, io voglio bene a tutti i ragazzi".

Un laboratori di inclusione sociale rischia di essere spazzato via, per questo i ragazzi chiedono aiuto e lanciano un appello: "Venite alla Locanda dei Girasoli, vi aspettiamo", "Venite alla Locanda, perché si mangia bene, roba dalla qualità buona", "Io non voglio che chiude il ristorante, mai, tornate alla Locanda dei Girasoli". Ma l'appello non è solo rivolto ai clienti, il direttore chiede l'aiuto da parte delle istituzioni: "La nostra richiesta alle istituzioni è quella di trovarci un posto più centrale, un posto più accessibile, chiediamo un aiuto, chiediamo un contributo per ricominciare questo nuovo step".

L'augurio è che le istituzioni accolgano questo appello, perché posti come la Locanda dei Girasoli svolgono nei fatti un servizio pubblico molto importante: danno lavoro, autonomia e dignità a quelle persone che invece troppe volte sono vittime di esclusione, di bullismo, di sguardi compassionevoli ma troppo distanti. Intanto invitiamo tutti a recarsi in via dei Suplici 117/H per mangiare un buon piatto e per vivere anche solo un'ora un posto che non discrimina, contribuendo a un progetto di dignità e integrazione. Un segnale incoraggiante è arrivato qualche giorno fa in diretta tv dalla sindaca Virginia Raggi, che ha telefonato alla trasmissione Portobello condotta da Antonello Clerici tendendo la mano alla Locanda: "Volevo confermare che il vostro progetto è serio e offrire il nostro sostegno. E mi impegno anche io a trovare una soluzione per quanto possibile".

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