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Rsa di Civitavecchia, i parenti degli anziani ricoverati: “I nostri cari non sono pacchi”

I familiari dei parenti ricoverati nella Rsa di Civitavecchia Madonna del Rosario tornano a farsi sentire, lamentando trasferimenti dei pazienti in strutture molto lontane e senza l’ausilio di ambulanze e l’assenza di un tempestivo trasferimento dalla Rsa, diventata struttura Covid, dopo il secondo tampone negativo.
A cura di Simona Berterame
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A fine marzo nella Rsa Madonna del Rosario di Civitavecchia è scoppiato un focolaio che ha provocato decine di contagi e almeno venti vittime. Figli e nipoti dei pazienti si sono riuniti in un comitato e chiedono da tempo informazioni chiare e trasparenza alla struttura dove sono stati ricoverati i propri cari. La Rsa del litorale a nord di Roma è divenuta fin dalle prime settimane dell'emergenza una ‘zona rossa' per i numerosi pazienti al suo interno, che hanno manifestato sintomi riconducibili alla malattia. Il 9 marzo si è registrato il primo morto e da ciò si è sospettato un contagio diffuso, così sono stati eseguiti i tamponi. I contagi sono saliti giorno dopo giorno e diversi pazienti sono deceduti, perciò l'Rsa è stata trasformata in una struttura Covid.

I parenti hanno lamentato da subito una mancata e frammentaria comunicazione da parte della Rsa e si sono riuniti per chiedere risposte chiare sulle condizioni dei propri cari. In questi giorni in particolare la problematica riscontrata dai parenti è legata ai trasferimenti. "Noi abbiamo avuto diversi incontri con l'Asl, abbiamo sempre cercato di comunicare la difficoltà che abbiamo per i trasferimenti che sono stati eseguiti dei nostri cari che stavano lì dentro – ci spiega Antonio Burattini, figlio di una paziente – poiché hanno preso queste persone come fossero dei pacchi postali". Nello specifico alcuni pazienti sono stati trasferiti in strutture molto distanti a Morlupo e Capena senza l'ausilio di un'ambulanza ma con un pulmino per disabili.

Il comunicato dei familiari

Il comitato ha avuto un ultimo incontro con la Direzione Generale dell’ASL Roma 4 e i dirigenti della Madonna del Rosario l'8 maggio e successivamente hanno diffuso questa nota. “Come nei casi precedenti  alcuni nostri cari negative al secondo tampone e per le quali si rendeva obbligatorio il trasferimento (entro 24 ore) dalla struttura, così come previsto dai documenti emanati dalla Regione Lazio in ottemperanza ai vari decreti e disposizioni varie, sono stati trasferiti al 3° piano della struttura. In un caso veniva predisposto un trasferimento in una RSA di Santa Marinella, naturalmente con un pulmino di una società privata, al momento del trasferimento la signora si è sentita male ed è stata soccorsa all’interno della RSA. A tal proposito ci veniva detto che le persone a causa della contrazione del virus erano debilitate, dimagrite, disidratate e a volte con piaghe da decubito, senza mai minimamente accennare alla scarsità di personale in cui si è probabilmente trovata la RSA, soprattutto per le persone non autosufficienti nell’alimentazione".

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