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Roma, sigilli al Porto turistico di Ostia: in manette l’imprenditore Mauro Balini

Un maremoto si è abbattuto sul Porto turistico di Ostia da questa mattina all’alba. In azione i finanzieri del Comando Provinciale di Roma che hanno messo le manette a quattro persone, per le quali il gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. In manette anche il presidente della società che gestisce il Porto turistico Mauro Balini.
A cura di Valerio Renzi
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Un maremoto si è abbattuto sul Porto turistico di Ostia da questa mattina all'alba. In azione i finanzieri del Comando Provinciale di Roma che hanno messo le manette a quattro persone, per le quali il gip ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. I quattro, assieme ad altre persone, farebbero parte di un'associazione a delinquere finalizzata in particolar modo alla bancarotta fraudolenta. E' in corso il sequestro di diversi beni, tra cui posti barca, posteggi, uffici, aree commerciali e aree portuali proprio all'interno del Porto turistico, per un valore oltre i 400 milioni di euro.

In manette si trova anche Mauro Balini, 50 anni noto imprenditore del litorale, presidente del Porto turistico. Balini arriva ad assere proprietario della società Porto Turistico di Roma Srl nel 2013, prima a controllare il porto era proprio l'Ati fallita poco prima, sempre controllata dall'imprenditore del litorale. Noto imprenditore turistico e immobiliare, Balini secondo gli inquirenti sarebbe stato al vertice dell'associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Nello specifico, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, Balini e soci avrebbero fatto fallire la società concessionaria Ati in maniera dolosa. Con il numero uno del porto sono finiti in manette Massimo Amicucci, Edoardo Sodano e l'avvocato Sergio Capograssi. Tutti e tre avrebbero partecipato a vario titolo al crac dell'Ati.

I rapporti di Balini con la mafia del litorale

Il nome di Balini spuntava anche nelle carte dell'inchiesta ‘Nuova Alba', che nell'estate del 2013 cominciava a scoperchiare il sistema mafioso che governava il litorale. Un rapporto che avrebbe fatto fare un salto di qualità all'imprenditoria criminale della mafia di Ostia, secondo quanto riportato nelle carte dei magistrati, facendoli entrare nel giro degli affari legali, dei soldi veri. "Sin dalle prime conversazioni registrate sull’utenza del Balini – scrive il Gip nell'ordinanza dell'operazione "Alba Nuova" – è stato possibile avere conferma dell’esistenza di un ambiente economico-finanziario inquietante, all’interno del quale agivano appartenenti alla criminalità organizzata interessati ai rilevanti movimenti di capitali e ai grossi investimenti che si stavano realizzando nel territorio di Ostia Lido. Ed è apparso evidente che il Presidente Balini fosse in interessenze inquietanti con ambienti malavitosi”. Secondo gli inquirenti Balini avrebbe anche mantenuto la famiglia di uno dei membri del gruppo di fuoco che gambizzò il boss Vito Triassi, in un regolamento di conti per il controllo degli affari sul litorale romano.

Sabella: "Ostia più vicina a Palermo che a Roma"

A commentare l'operazione di stamattina c'è l'assessore alla Legalità di Roma Capitale Alfonso Sabella, che ha anche la delega ad Ostia dopo le dimissioni del presidente Tassone arrestato nell'ambito del secondo filone d'inchiesta su mafia capitale. "Si è fatto molto poco negli ultimi anni, di lavoro ce n'è ancora tanto da fare e la procura opererà al meglio. La vicenda del porto turistico di Ostia si inserisce in quel contesto paludoso che contraddistingue questa realtà. C'è una commistione letale tra imprenditoria, politica e criminalità organizzata.  – spiega Sabella – Il porto turistico di Ostia è stato al centro di alcune indagini anche del passato, oltre alle voci che circolano sul fatto che lì ci siano stati degli investimenti poco limpidi. Poi c'è il fatto che comunque all'interno del porto lavorava quello che ha sparato a Vito Triassi, mentre la famiglia Balini ha dato una concessione a un narcotrafficante come Cleto Di Maria. Insomma, in questa vicenda ci sono aspetti particolarmente inquietanti e la magistratura saprà svilupparli nel modo migliore". "Una vicenda di questo tipo non mi meraviglia affatto- conclude Sabella – A Ostia c'è una mafia diversa rispetto a mafia capitale. Molto più tradizionale, molto più simile a quella che io definisco la mia mafia, quella mafia con cui mi sono confrontato negli anni a Palermo. Ostia è più vicina a Palermo che a Roma da questo punto di vista, Roma come giustamente ha detto il procuratore Pignatone è troppo grande per essere governata da una sola organizzazione"

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