Roma, si è impiccato in carcere il presunto assassino del gioielliere di Prati
Ha preso un lenzuolo lo ha arrotolato e lo ha usato per impiccarsi in cella. A trovarlo così, passata da poco dieci e trenta di sera, un agente penitenziario del carcere romano di Regina Coeli. Si è tolto la vita in carcere Ludovico Caiazza, 32 anni e problemi di tossicodipendenza, accusato dell'omicidio di Giancarlo Nocchia, il gioielliere di via dei Gracchi nel quartiere Prati, ucciso durante una rapina lo scorso 15 luglio. Caiazza, originario di Napoli ma residente a Roma, nel quartiere Tufello, era stato fermato nella serata di sabato mentre viaggiava su un treno regionale a Latina. Addosso aveva due pistole e la refurtiva di quella rapina finita con l'assassinio brutale di un uomo di 70 anni. Secondo gli inquirenti Caiazza, già noto alle forze dell'ordine per diverse denunce per furto e per reati legati alle sostanze stupefacenti, nonché per violenza sessuale, avrebbe agito da solo.
A tradire Caiazza, su cui da quanto si apprende si sarebbero da subito concentrati i sospetti degli inquirenti, la telefonata ad un amico di Latina a cui rivelava di non essere più nella Capitale ma di volerci tornare per poi continuare da lì la sua fuga. Così i carabinieri hanno controllato tutti i treni in partenza da Latina verso Roma fino a trovarlo. Da subito dopo la rapina l'uomo aveva fatto perdere ogni sua traccia non mettendosi in contatto né con i familiari né con la fidanzata.
Morto quando ormai era in custodia nelle mani dello Stato, che avrebbe dovuto garantirne l'incolumità, Caiazza si è invece tolto la vita in una cella, dove da quanto si apprende si trovava solo, nel reparto di Grande sorveglianza. Sull'episodio indaga la Procura di Roma che ha aperto un fascicolo, mentre il Dap ha annunciato un'indagine interna. Il 32enne si sarebbe riuscito a togliere la vita nei sette minuti che intercorrono tra un giro di controllo e l'altro nel braccio dove si trovava. Nel pomeriggio l'incontro con una psicologa secondo la quale nulla nel suo comportamento, anche se molto agitato, faceva trasparire la volontà di togliersi la vita.
Salvini choc: "Non sono troppo dispiaciuto"
Su Facebook commenta con una frase choccante l'episodio il segretario della Lega Nord Matteo Salvini: "Si è suicidato in carcere il presunto assassino del gioielliere di Roma. Lo avevano arrestato con la refurtiva e due pistole, l'uomo aveva diversi precedenti. Una morte è sempre una brutta notizia, certo. Ma in questo caso, devo dire che non sono troppo dispiaciuto".
Capo del Dap: "Era solo per sua sicurezza"
"Da stanotte sono in costante e diretto contatto per acquisire informazioni su quanto accaduto. Gestire in carcere persone che manifestano un forte disagio individuale, come in questo caso, reso ancor più forte dal fatto che il soggetto era accusato di fatti gravissimi, non è semplice". Racconta il capo del Dap Santi Consolo, che ha poi spiegato la scelta di tenere solo in cella il detenuto: "La polizia penitenziaria svolge un compito delicatissimo. È vero che la compresenza di altri detenuti può aiutare a prevenire una situazione come quella che si è verificata. Ma nel caso specifico ha prevalso, in prima istanza e in attesa di più precisi riscontri, la necessità di tutelare il detenuto, visto che le prime notizie indicavano precedenti per violenza sessuale. E per questo, a sua tutela, si è scelto di lasciare il detenuto da solo".
A ricostruire gli eventi è il segretario generale aggiunto della Cisl Fns Lazio Massimo Costantino: "I soccorsi sono stati immediati, sette minuti e l'ambulanza era già a Regina Coeli, in sezione vi erano due agenti – dichiara il rappresentante sindacale – Per la grande sorveglianza è previsto un giro di controllo ogni 15 minuti. Tale suicidio rappresenta un doppio fallimento poiché da un lato non è stato data la possibilità alla famiglia del gioielliere di vedere riconosciuta la giustizia e far espletare in carcere la pena a Ludovico Caiazza ma dall'altro per lo stesso, che non si è evitato di far compiere tale gesto".