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Roma, ritrovata lettera non autografa attribuita a Giuseppe Garibaldi

Spiegano i carabinieri che “la lettera, attribuita a Giuseppe Garibaldi e firmata da Giovanni Basso (suo segretario personale), indirizzata da Caprera ad Enrico Malatesta, era stata asportata a Livorno ed il furto era stato denunciato nel 2002 presso la locale procura della Repubblica”.
A cura di Enrico Tata
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La lettera firmata da Giuseppe Garibaldi
La lettera firmata da Giuseppe Garibaldi

Una lettera non autografa attribuita a Giuseppe Garibaldi è stata restituita dai carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale (Tpc) di Roma al suo legittimo proprietario. Il prezioso documento era stato rubato da un appartamento di Livorno nel 2002. "Il 19 dicembre 2019, alle 11, in Roma, presso la caserma ‘La Marmora’, il nucleo Carabinieri Tutela patrimonio culturale (Tpc) di Roma ha restituito all’avente diritto, su disposizione della procura della Repubblica di Roma, una lettera non autografa attribuita a Giuseppe Garibaldi, datata 29 settembre 1875, riconosciuta quale provento di furto consumato nel 2002 presso un’abitazione privata di Livorno", si legge in una nota diffusa dall'arma.

Ritrovata lettera autografa attribuita a Garibaldi

Le indagini sono cominciate a novembre 2017 in seguito al controllo su una collezione privata di un noto studioso romano di Giuseppe Garibaldi. Uno dei beni sottoposti a ispezione era proprio la lettera non autografa, risultata però censita tra i furti dei beni culturali. "La lettera, attribuita a Giuseppe Garibaldi e firmata da Giovanni Basso (suo segretario personale), indirizzata da Caprera ad Enrico Malatesta, era stata asportata a Livorno ed il furto era stato denunciato nel 2002 presso la locale procura della Repubblica. Estremamente importante per la risoluzione della vicenda è stata la collaborazione degli esperti della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio che, dopo aver sottoposto ad esame tecnico il documento, ne accertavano l’autenticità, la sua esatta corrispondenza con il bene oggetto delle ricerche nella citata banca dati e ne acclaravano l’interesse storico", spiegano i carabinieri.

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