Roma, Pd e M5s votano ancora insieme: approvata mozione contro il ddl Pillon sull’affido condiviso
Al Movimento 5 Stelle il ddl che porta la firma del leghista Simone Pillon su "norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità" non è mai piaciuto e oggi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora ha dichiarato "che così com'è non sarà mai approvato". Ma che i consiglieri grillini al Campidoglio votassero compatti su una mozione presentata dai colleghi del Partito democratico non era affatto scontato. Con 29 favorevoli e un contrario l'assemblea capitolina ha infatti approvato la mozione a firma Tempesta, Zannola, Baglio, Piccolo e Pelonzi in merito a un "impegno per la sindaca Raggi affinché esprima la contrarietà" del consiglio al disegno di legge. Pur avendo votato a favore, nessun esponente pentastellato ha espresso una dichiarazione di voto. Quello tra Pd e 5 Stelle è il secondo voto condiviso in pochi giorni dopo l'approvazione della richiesta di sgombero della sede di Casa Pound.
"Crediamo che nessuno su questi temi debba tirarsi indietro, quando ci chiedono di cancellare anni di battaglie, dove la realtà delle famiglie di oggi viene meno, ed emerge solo un arretramento culturale in un paese dove la condizione di vita tra donne e uomini è diseguale. Non possiamo fingere. Non si può cancellare con un colpo di spugna tutto quello che di attivo è stato fatto fino a oggi per donne e famiglie", ha dichiarato la consigliera dem Giulia Tempesta, prima firmataria della mozione.
Spadafora (M5s): "Così non verrà mai votato"
L'unico voto contrario è arrivato dal consigliere leghista, l'unico, Maurizio Politi che, seppur annunciando il suo no, ha ammesso che "il ddl Pillon è ampiamente modificabile ma tocca un tema reale. E' sintomo del clima si è creato, su cui può avere inciso la comunicazione dei proponenti che lo ha trasformato in una guerra di religione, ma il affronta temi veri come quello dei minori e dei padri separati e la questione dell'alienazione parentale. Oggi vari gruppuscoli hanno deciso di impedire al senatore Pillon di parlare in una sala istituzionale in I Municipio: quando per anni non si fa nulla su un tema, qualcuno ce la mette come non vuoi tu. Il Pd non lanci la caccia delle streghe autorizzando gruppuscoli che non si sa chi rappresentano a criminalizzare una proposta di buon senso". Non hanno partecipato al voto i consiglieri di Fratelli d'Italia perché "pur rendendoci contro che Dl Pillon ha delle imperfezioni notevoli , vediamo che la mozione è strumentale e pretestuosa".
Sul disegno di legge Pillon sull'affido condiviso, ha dichiarato oggi il sottosegretario Spadafora "non solo ho preso posizione io ma l'ha presa tutto il movimento, quindi diciamo che la certezza è che la proposta così come è stata formulata non sarà mai approvata". Il senatore Pillon, che io ritengo pericoloso per il mondo femminile, oggi sarà nella sala del Consiglio comunale di Roma ad illustrare la meraviglia del suo testo, quella sala dove governate e dove abbiamo una sindaca che in qualche modo potrebbe dire la sua su questo", ha risposto la senatrice Pd Monica Cirinnà, che era presente allo stesso incontro. Stasera nella sala consigliare del primo municipio di Roma è prevista la partecipazione del leghista Pillon a una conferenza intitolata "Famiglia e natalità. Quali politiche per affrontare il drammatico invecchiamento della nostra società". Un evento che il movimento delle donne di Non Una di Meno si prepara a contestare: "Il ddl rappresenta una vera e propria minaccia per i minori e donne che affrontano la separazione. Il presupposto del disegno di legge, è che il divorzio abbia di fatto privilegiato le madri e penalizzato i padri: dei minori non importa". "Abolendo l'assegno di maternità, imponendo la bigenitorialità perfetta come criterio quantitativo e non qualitativo, introducendo la mediazione familiare obbligatoria e il piano genitoriale, sdoganando l'utilizzo della PAS (sindrome da alienazione parentale) in tribunale, e aumentando i costi del divorzio – proseguono le donne – si cerca di riportare l'orologio indietro di diversi decenni legando le donne al destino di un matrimonio fallito, oltre a subordinare le esigenze dei figli alla volontà dei genitori, anzi dei padri, e a legittimare la violenza domestica sottraendo alle donne ogni strumento normativo per garantire serenità e sicurezza a se stesse e ai figli".