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Roma, la Guardia di Finanza nella sede di Casapound. Di Stefano: “Nessun bagno di sangue”

Eseguito oggi il sopralluogo delle forze dell’ordine nella sede di CasaPound di via Napoleone III, a Roma. L’annuncio di Simone De Stefano, leader di CasaPound su Twitter, che poi ironizza: “Nessun bagno di sangue”. I controlli sono avvenuti senza incidenti e “con la massima tranquillità”, ha spiegato ancora De Stefano.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Simone Di Stefano, leader di CasaPound.
Simone Di Stefano, leader di CasaPound.

Ispezione da parte della Guardia di Finanza nella sede di CasaPound di via Napoleone III, a Roma. Il controllo, che era saltato lo scorso 22 ottobre in seguito all'opposizione da parte dei militanti di estrema destra, era stata disposta dalla Corte dei Conti, che sta indagando su un presunto danno erariale prodotto dall'occupazione dell'edificio, di proprietà del Demanio.

Nessun incidente ed ispezione che si è svolta nella massima tranquillità, come riportato su Twitter anche dal leader di CasaPound, Simone Di Stefano, che su Twitter ha spiegato: "Si è svolta oggi nella massima tranquillità l’ispezione della Guardia di Finanza al palazzo di Via Napoleone III. Come da verbale redatto", ha proseguito Di Stefano, "risultano diciotto abitazioni, una sala conferenze e una portineria. Niente uffici o altre cose inventate dai media. Vi è andata male. Niente bagni di sangue".

La presunta minaccia del "bagno di sangue"

Il riferimento è all'espressione, riportata da alcuni quotidiani, che sarebbe stata rivolta il 22 ottobre scorso quando c'è stato il primo tentativo di ingresso dei finanzieri: "Se entrerete ci sarà un bagno di sangue". Notizia, o meglio frase, che però CasaPound smentì subito, sottolineando anche che non solo non era mai stata pronunciata, ma che vi fosse alcuna fonte certa su questa frase, seppur riportata subito da diversi media e diventata immediatamente virale. Espressione che non ha trovato riscontro neanche tra le forze dell'ordine, visto che alla Procura di Roma non è arrivata alcuna informativa sulla mancata ispezione e sulle presunte minacce ricevute. Così come è risultata errata l'ipotesi di uno "sgombero", che invece non era assolutamente previsto, come dimostrava, ha spiegato CasaPound, la mancata presenza degli agenti anti-sommossa.

"CasaPound Italia fa politica nelle oltre 140 sedi sparse su tutto il territorio nazionale, di cui cinque solo a Roma, regolarmente pagate con il contributo di migliaia di militanti, senza utilizzo alcuno di fondi pubblici", ha spiegato Di Stefano, "a via Napoleone III è rimasta la sede legale e quella sala conferenze che ha ospitato, in questi 15 anni, giornalisti, politici, intellettuali, scrittori, cineasti e tanti altri. Siamo pronti oggi, come sempre lo siamo stati a parlare con tutti", ha concluso quindi Di Stefano, "ciò a cui ci diciamo indisponibili è rinunciare alla sacralità di un gesto e di un luogo, convinti come siamo che se si tagliano le radici, anche l’albero più solido è destinato a morire".

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