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Roma, la città in cui si può scioperare solo se nessuno vuole fare sciopero

Atac vive un momento drammatico con lo spettro del fallimento e tante incertezze sul futuro. Così i lavoratori scioperano per avere certezze su cosa sarà dell’azienda e del trasporto pubblico locale. Ma il prefetto precetta gli autisti per il previsto bel tempo, i tanti turisti e perché lo sciopero potrebbe essere un successo.
A cura di Valerio Renzi
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La Prefettura di Roma ha precettato i lavoratori di Atac per il prossimo venerdì 29 settembre, giorno in cui l'Unione Sindacale di Base ha convocato uno sciopero cittadino che coinvolgerà non solo i lavoratori del trasporto pubblico, ma tutti i dipendenti del Campidoglio e delle municipalizzate. Per quanto riguarda invece Roma Tpl (i bus di periferia) l'agitazione è stata indetta anche da Faisa Cisal e da Cgil, Cisl, Uil. Invece che per le 24 ore previste i lavoratori potranno astenersi dal lavoro solo per quattro ore, dalle 8.30 alle 12.30.

La scelta del prefetto Paola Basiloni è evidentemente volta a depotenziare lo strumento dello sciopero. Ma cosa c'è scritto nel provvedimento di precettazione? Perché gli autisti dell'Atac e di Roma Tpl non possono scioperare, nel rispetto delle fasce di garanzia mattutine e serali, stabilite proprio per garantire gli spostamenti essenziali e limitare i disagi dei cittadini?

"Roma Capitale, in ragione delle favorevoli condizioni climatiche e tenuto conto del numero delle prenotazioni delle strutture ricettive riportate da noti portali online, registrerà, nel periodo che va dal 28 settembre al 1 ottobre, una elevata presenza di visitatori e turisti". Inoltre la precettazione è arrivata "in virtù dell'alta probabilità che la partecipazione ai richiamati scioperi sia consistente"

Quindi a Roma gli autisti dei bus possono scioperare solo quando piove, in città non ci sono turisti e lo sciopero si annuncia come un fallimento? La domanda posta così può far sorridere, ma alla luce dei fatti sembra più che legittima. E se gli scioperi del trasporto pubblico non sono molto popolari tra i cittadini, per l'ovvia ragione che arrecano disagi, in una città in cui il traffico per le strade già è intenso e il servizio insufficiente in giorni "normali", vale la pena riflettere se questa sia una buona ragione impedirli o svuotarli di significato.

In Italia è in atto la tendenza ad estendere la nozione di "servizio pubblico essenziale" (vedi il caso dei Beni Culturali scoppiato dopo un'assemblea dei lavoratori al Colosseo e la legge lampo che ne è seguita), e a fare un uso sempre più diffuso della precettazione per garantire il servizio ai cittadini . Altrove in Europa non è così – basta guardare la Francia dove solo la scorsa primavera il paese è stato bloccato per giorni dallo sciopero ad oltranza contro la riforma del mercato del lavoro – e l'idea che lo sciopero è normale che crei un disagio (anzi, funziona proprio per questo) è socialmente e diffusamente accettata.

La precettazione è regolata dalla legge 146 del 1990, modificata poi dalla legge 83 del 2000, e può essere applicata quando  “sussista il fondato pericolo di un pregiudizio grave ed imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati di cui all’art. 1, comma 1°, che potrebbe essere cagionato dall’interruzione o dalla alterazione del funzionamento dei servizi pubblici di cui all’art. 1, conseguente all’esercizio dello sciopero o dell’astensione collettiva”. Vista la gravità della casistica immaginata, la decisione è presa direttamente dal potere esecutivo, il Presidente del Consiglio o un Ministro in caso di scioperi nazionali, i prefetti per indizioni locali. I sindacati possono poi fare opposizione di fronte al Tar.

Lo sciopero di venerdì 29 settembre arriva in un momento estremamente critico per Atac: l'azienda è oberata dai debiti e rischia il fallimento se i giudici non accetteranno di approvare il concordato preventivo, proposto dalla dirigenza e dall'amministrazione comunale, libri contabili alla mano. Intanto i mezzi sono fermi nelle rimesse senza pezzi di ricambi, i fornitori minacciano di interrompere le forniture di ogni genere (dai biglietti al carburante) se non avranno certezze di essere pagati.

Una situazione che non può che preoccupare i lavoratori dell'azienda pubblica, che di certo non sono i responsabili della situazione in cui si trova l'azienda, e hanno il diritto di mobilitarsi per sapere quale sarà il loro futuro e il futuro di Atac. Domande che si dovrebbe porre anche chi ogni giorno si reca alla fermata del bus, tra ritardi e disservizi, o sale su un convoglio della metropolitana.

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