C'era una volta le baracche di Roma, quelle di Pasolini e dei suoi ragazzi di vita. E c'era una volta un giovane prete che, come tanti altri, fu travolto dal '68 e dalla fame di giustizia sociale e uguaglianza. Si chiamava Don Roberto Sardelli e si è spento oggi a Roma, lasciando dietro di sé un'enorme eredità morale e un vuoto che per i suoi tanti alunni di ogni età sarà difficile da colmare. È proprio il 1968 quando, a 33 anni, arriva alla periferia Sud di Roma e conosce la situazione dei baraccati dell'Acquedotto Felice, dove vivano soprattutto emigrati provenienti da Abruzzo e Molise. Qui si trasferisce ultimo tra gli ultimi e organizza una scuola tra le case di fortuna. Ma non solo, con quello che diventa il suo popolo e la sua famiglia, conduce la battaglia per avere servizi e una casa degna. Dopo lo sgombero del borghetto nel 1973, continua la sua battaglia vicino agli ultimi che lo porterà nei decenni a un'instancabile lavoro di documentazione, scrittura e impegno in prima persona tra le comunità rom, i malati di Aids.
Fa scalpore la "Lettera al sindaco" scritta da Don Sardelli con i suoi ragazzi, che racconta la vita nelle baracche dell'Acquedotto:
Il luogo dove viviamo è un inferno. L'acqua nessuno può averla in casa. La luce illumina solo un quarto dell'Acquedotto. Dove c'è la scuola si va avanti con il gas. L'umidità ci tiene compagnia per tutto l'inverno. Il caldo soffocante l'estate. I pozzi neri si trovano a pochi metri dalla nostre cosiddette abitazioni. Tutto il quartiere viene a scaricare ogni genere di immondizie a 100 metri dalle baracche. Siamo in continuo pericolo di malattie. Quest'anno all'Acquedotto due bambini sono morti per malattie, come la broncopolmonite, che nelle baracche trovano l'ambiente più favorevole per svilupparsi
Da quel lavoro di riflessione e scrittura nascerà anche un libro "Non tacere". Don Roberto ha in mente il modello di Barbiana dove, prima di arrivare a Roma conosce Don Lorenzo Milani e la sua scuola, ma anche le esperienze tra i preti operai di Lione. Se Roma ha conosciuto un interprete fedele delle parole del Vangelo, quello è stato Don Sardelli, il prete dei baraccati, il maestro che viveva con gli ultimi per costruire insieme a loro (e non per loro) la strada dell'emancipazione dalla povertà e di una società più giusta.