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Roma, coppia gay denuncia: “Vietato l’ingresso in un locale perché omosessuali”

“Non ci hanno fatto entrare al Vinile solo perché omosessuali”: questa è la denuncia di due ragazzi di Roma, che sarebbero stati respinti dal buttafuori del locale perché gay e senza donne ad accompagnarli. Il gestore del night club ha respinto le accuse. Marrazzo: “Sembra di essere tornati alle legge razziali”.
A cura di Natascia Grbic
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Volevano passare la serata all'interno di un famoso locale di Roma, il Vinile, ma il buttafuori non li ha fatti entrare: e fin qui non ci sarebbe nulla di strano, dato che molti night club della capitale hanno la selezione all'ingresso. Ma, secondo la versione raccontata dai due ragazzi respinti, l'ingresso gli sarebbe stato negato solo perché omosessuali. A raccontarlo a Il Messaggero è stato Giovanni Marino, un impiegato alle Poste, che avrebbe voluto passare la serata al Vinile insieme al suo fidanzato. "Ci ha detto che non potevamo entrare perché per direzione aziendale gli uomini non entrano se non sono accompagnati da una donna – racconta Marino – Non ci hanno fatti entrare perché siamo gay, ritengo di avere subito una discriminazione intollerabile. Eravamo anche in lista. È la prima volta che ci capita una cosa del genere. Eravamo vestiti in modo elegante, non davamo fastidio. Ogni locale ha il diritto di fare selezione, ma è discriminatorio dire a due persone che non possono entrare perché non sono accompagnate da donne. Oltretutto erano le 20.45, quindi escludo che le sale fossero piene. Ci è stato detto che la politica aziendale prevede di avere all'interno un numero di uomini più o meno pari a quello delle donne. E quando ho fatto notare che eravamo una coppia ci è stato detto che per coppia si intendeva quella tradizionale".

La replica del gestore del Vinile e la condanna di Fabrizio Marrazzo

Il gestore del Vinile, Edoardo Marchese, ha smentito la ricostruzione fatta dai due ragazzi. L'uomo ha detto che non c'è mai stata nessuna direttiva che impedisse alle persone omosessuali di entrare all'interno del suo locale e che l'unico criterio usato per le selezioni all'ingresso è quello di non fare entrare persone che potrebbero dare fastidio. E mantenere un bilancio equilibrato tra i due sessi. "Mi sembra strano che possa essere successa una cosa del genere", ha detto Marchese a Il Messaggero. Sulla vicenda è intervenuto Fabrizio Marrazzo, responsabile di Gay Help Line, che si sta occupando del caso denunciato. "Chiediamo alla sindaca Raggi di fare i controlli e valutare le eventuali sanzioni, un fatto gravissimo che nessun locale pubblico può fare – ha dichiarato Marrazzo in una nota – Sembra di essere tornati alle leggi razziali. Questo episodio avviene a pochi giorni dalle frasi di Radio Globo, che definiva libertà di espressione dire che un bacio di una coppia gay provoca disgusto. "Faccio appello al governo al fine che al più presto approvi una legge contro l’omofobia". Solidarietà ai due ragazzi è arrivata anche dal Campidoglio con in tweet della sindaca Virginia Raggi: "Inaccettabile che nel 2019 si facciano ancora discriminazioni sessuali. Ferma condanna verso quanto accaduto in un locale di via Libetta a @Roma". 

Codacons: "Se fatti confermati, chiudere il locale"

Sulla vicenda del locale di via Libetta è intervenuto anche il Codacons, che ha chiesto la chiusura del locale nel caso il fatto sia confermato. "Se confermati i fatti così come denunciati dai protagonisti della vicenda, nei confronti del locale di Via Libetta che ha impedito l'ingresso ad una coppia gay dovranno essere adottati provvedimenti sanzionatori, compreso il ritiro delle licenze e delle autorizzazioni. Se sarà confermato l'episodio di discriminazione, il sindaco Raggi non potrà esimersi dall'adottare provvedimenti punitivi, anche per dare un segnale forte contro il moltiplicarsi di casi di omofobia a Roma. Chiediamo pertanto al Comune di disporre sanzioni nei confronti dell'esercizio, dalla chiusura a tempo determinato del locale fino al ritiro delle autorizzazioni, e in caso di assenza di misure la stessa amministrazione potrebbe essere accusata di omissione di atti d'ufficio". Lo ha detto in una nota Carlo Rienzi, il presidente del Codacons.

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