Roma blindata per la visita di Erdogan. Strade chiuse, green zone e 3500 agenti schierati
Il premier turco Recep Yayyip Erdogan è a Roma. Incontrerà, tra mille polemiche, Papa Francesco in Vaticano, e in un incontro privato il capo della Stato Sergio Mattarella e il primo ministro Paolo Gentiloni. Una visita blindata per Erdogan, con inevitabili conseguenze per i romani e non solo. Imponenti le misure di sicurezza, con una ‘green zone' che va da San Pietro, passando per piazza del Popolo, Colosseo e Circo Massimo, all'interno della quale sarà vietata qualsiasi genere di manifestazione. In campo in tutto 3500 uomini, incaricati anche di chiudere le strade al passaggio del corteo presidenziale, il cui percorso rimane ovviamente top secret. Chiusa al traffico da ieri via Veneto dove Erdogan ha alloggiato. Non mancherà, da quanto si apprende in albergo, l'incontro con i vertici di importanti gruppi industriali italiani, a caccia di affari in Turchia, com Impregilo, Leonardo, Pirelli, Snam, Ferrero, Astaldi.
Sit in di protesta della Rete Kurdistan
La sinistra e la Rete Kurdistan protesteranno contro la visita in un sit-in ai giardini di Castel Sant'Angelo. Il presidente turco è accusato non solo di reprimere il dissenso in patria, imponendo una svolta autoritaria alla costituzione, incarcerando giornalisti, attivisti e parlamentare, ma anche di proseguire con un'azione di guerra illegittima verso i cantoni del Rojava, il Siria, sotto il controllo curdo. Da due settimane l'esercito turco bombarda la città di Afrin e ha invaso il territorio circostante anche via terra. Ieri cinque militanti curdi sono stati fermati a piazza San Pietro dove volevano protestare contro la scelta di Bergoglio di dialogare con Erdogan.
Erdogan: "A Macerata un attacco contro l'Islam"
Appena arrivato in Italia, il presidente turco è subito entrato nel dibattito italiano, parlando di terrorismo e attacco all'islam rispetto ai fatti di Macerata: "L'attacco che ha preso di mira degli stranieri mostra quanto grande sia diventata la minaccia della xenofobia. Non c'è differenza tra gli attacchi di un'organizzazione terroristica e attacchi razzisti di questo genere. Il raid di Macerata è un attacco razzista, non diverso da episodi di attacchi a moschee luoghi legati alla religione islamica. Abbiamo visto quanto accaduto in Myanmar. Dinanzi a questi episodi è obbligatorio mostrare una reazione decisa".
Critiche da associazioni per diritti umani e libertà di stampa
Articolo 21, Fnsi, European Centre for Press and Media Freedom, Reporter senza frontiere, International press institute, Rete No Bavaglio ed altre associazioni hanno rivolto una lettera aperta al Pontefice, a Gentiloni e Mattarella, per protestare contro l'accoglienza riservata ad Erdogan "Sotto le spoglie dello stato di emergenza e della lotta al terrorismo, decine di migliaia di persone sono state vittime di una repressione arbitraria che continua a peggiorare e colpisce tutte le categorie della popolazione, tra cui i giornalisti, ben 170 sono attualmente detenuti. Ci auguriamo che abbiate modo di discutere durante l’incontro con il presidente di un paese che ancora chiede l’adesione all’Unione europea ed è membro del Consiglio d’Europa, di quanto pregiudizievole sia il venir meno allo stato di diritto in Turchia determinando così l’incompatibilità con i valori democratici dell’Europa”