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Roma, banda di transessuali colombiane rapinava e ricattava i clienti: 7 arresti

La merce provento delle rapine (telefoni, tablet, computer, orologi ecc) veniva poi riciclata in Nord Africa grazie alla collaborazione con una banda di ricettatori algerini. Le transessuali venivano accompagnate da tre uomini sulla strada, che si occupavano della loro sicurezza e di intimidire eventuali clienti che si ribellavano.
A cura di Redazione Roma
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È stata denominata Operazione Outlet l'inchiesta dei carabinieri della Compagnia Roma Centro, che ha sottoposto a misure cautelari dieci perone a partire da questa mattina. Le indagini dei militari, coordinate dalla Procura di Roma, hanno fatto scattare gli arresti: sette persone sono finite in carcere e tre sottoposte all'obbliga quotidiano di firma, accusate a diverso titolo di  furto, rapina, ricettazione, riciclaggio internazionale e favoreggiamento della prostituzione. L'organizzazione era composta in particolare da cittadini transessuali che, in collaborazione con una banda di algerini, rapinava e ricattava i clienti adescati, riciclando successivamente oggetti come computer, macchine, fotografiche e telefoni cellulari all'estero.

L'inchiesta è nata da un'indagine condotta tra il 2016 e il 2017, che ha messo nel mirino un gruppo di transessuali colombiane, solite prostituirsi tra la Stazione Termini e l'Esquilino, ma anche su viale Palmiro Togliatti e tra l'Acqua Cetosa e Flaminio. I clienti adescati venivano spesso e volentieri rapinati e minacciati, dietro il ricatto di rivelare alle famiglie le loro abitudini sessuali, con la ragionevole certezza che non avrebbero successivamente sporto denuncia. L'inchiesta ha portato all'arresto anche di un italiano, un cittadino romeno ed uno egiziano che avevano invece il compito di portare le transessuali sui luoghi di lavoro e tutelare la loro incolumità sulla strada e durante i colpi.

Il provento delle rapine venivano fatti arrivare su mercati esteri, in diversi paesi del nord Africa dalla banda di algerini, secondo un meccanismo ormai rodato, un sistema di ricettazione e riciclaggio internazionale che viene così descritto dagli investigatori: "Gli indagati algerini promuovevano viaggi periodici (quasi a cadenza bisettimanale), utilizzando il vettore aereo, finalizzati al trasporto nel loro Paese d’origine di ingenti carichi di merce elettronica (tablet, Iphone, cellulari, smartphone, computer, notebook,  laptop di ultima generazione etc.), dove venivano “sbloccati” per essere reimmessi nel mercato come “nuovi”, ricavando facili e lucrosi utili, ponendo in essere in nord Africa un invidiabile discount di elettronica".

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