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Rom “finti poveri”, in 57 a processo: avevano conti superiori ai 200mila euro

I 57 Rom “finti poveri” finiti a processo vivevano nei campi pur non avendone diritto. L’errore però, dicono i giudici, non è stato il loro. Non hanno truffato nessuno perché è stato invece il Comune di Roma che non ha mai chiesto loro le dichiarazioni dei redditi al momento dell’assegnazione dei posti nei campi nomadi.
A cura di Enrico Tata
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I loro conti correnti erano ricchissimi, si parla di oltre cento, duecento mila euro. Uno di loro, H.h., 48enne serbo, risiedeva in una baracca eppure alle Poste aveva 372.816 euro. I 57 Rom “finti poveri” finiti a processo vivevano nei campi pur non avendone diritto. L’errore però, dicono i giudici, non è stato il loro. Non hanno truffato nessuno perché è stato invece il Comune di Roma che non ha mai chiesto loro le dichiarazioni dei redditi al momento dell’assegnazione dei posti nei campi nomadi. E così famiglie in realtà ricchissime hanno potuto soggiornare gratis nelle baracche, a spese dei contribuenti italiani. E togliendo il posto, magari, a chi veramente ne aveva bisogno. Il gup ha perciò assolto i rom dall’accusa di truffa ai danni del Comune di Roma e ha invece evidenziato la carenza dell’amministrazione nei controlli preventivi per l’assegnazione dei posti nei campi.

Non hanno truffato il Comune ma comunque le 57 persone dovranno giustificare il perché i loro conti siano così ricchi: in pratica dovranno spiegare come e da dove provengono i loro soldi. Tutti infatti sono stati rinviati a giudizio con l’accusa d’intestazione fittizia di beni. La scoperta dei tesoretti. In 15 casi vengono scovati risparmi addirittura superiori ai centomila euro. In sei casi nei conti bancari sono state trovate somme superiori ai 200mila euro. Sette gli imputati con risparmi tra 90 e 99mila euro. Gli altri hanno in banca tra i 20mila e i 70mila euro.

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