Rivolta nel Cpr di Ponte Galeria: 13 migranti riescono a fuggire
Una rivolta nella sezione maschile dell'ex Cie oggi Cpr di Ponte Galeria alla periferia sud di Roma. Qui nella serata di venerdì 5 luglio una tredici migranti reclusi all'interno sono riusciti a fuggire dopo aver dato fuoco a materassi e suppellettili all'interno del Cento permanenza per i rimpatri. I migranti sono riusciti a scavalcare il presidio delle forze dell'ordine e a uscire dalla struttura: alcuni di quelli che sono riusciti a fuggire sono stati in un secondo momento fermati e riportati all'interno, si tratta di almeno 4 o 5 persone. Alcuni dei detenuti nei fatti, anche se secondo l'ordinamento si tratta di "ospiti", coinvolti nella rivolta si sarebbero procurati lesioni con lamette e altri oggetti per protestare contro le condizioni di vita all'interno del centro che ha riaperto nella parte maschile da poche settimane dopo alcuni lavori di ristrutturazione.
A dare notizia dell'episodio il sindacato autonomo di polizia Sap: "La Segreteria Provinciale di Roma del Sap intende esprimere tutta la solidarietà del caso ai colleghi del Reparto Mobile e dell'Ufficio Immigrazione della questura di Roma che stanotte si sono trovati a fronteggiare l'ennesima rivolta e a contrastare le violente intemperanze degli ‘ospiti' del Cpr di Ponte Galeria, che come noto ha riaperto da alcuni mesi. Soltanto l'alta professionalità del personale ha scongiurato più gravi conseguenze e soprattutto ha impedito che nessuno rimanesse ferito in modo serio. Numerosi immigrati, dopo aver divelto infissi e danneggiato arredi ed essersi procurati lesioni con lamette e altre armi improvvisate, hanno scavalcato e forzato il presidio interforze posto a protezione e vigilanza della struttura. Dopo essersi dispersi nei campi adiacenti, alcuni sono stati fermati nei pressi di Commercity e riaccompagnati nel Centro. La situazione desta comunque molta preoccupazione". Sempre secondo il Sap ci sarebbe tra i fuggitivi un cittadino algerino monitorato dalle forze dell'ordine per presunte attività connesse al radicalismo islamico.
Quanto accaduto al Cpr di Ponte Galeria venerdì sera, quando, dopo alcuni disordini, dal centro si sono allontanate 13 persone, tra cui ci sarebbe anche un algerino radicalizzato e attenzionato dall'antiterrorismo, dev'essere ancora approfondito". Così in una nota Alessandro Capriccioli, consigliere regionale del Lazio di +Europa Radicali. "Alcune riflessioni, tuttavia, sorgono immediate. – prosegue l'esponente dei Radicali – Da un lato occorre domandarsi una volta per tutte a che serve la detenzione prolungata nei Cpr, perché rinchiudere per mesi in un centro detentivo persone che non hanno commesso alcun reato, ma sono irregolari in attesa di identificazione e rimpatrio, non può che condurre a tensioni e contrasti. Dall'altro lato è lecito chiedersi perché il cittadino algerino, giunto a Ponte Galeria dopo aver scontato una condanna, non sia stato espulso direttamente dal carcere, dato che la legge lo prevede. Perché il ministro dell'Interno, che solo nel 2019 ha allontanato dal paese oltre 40 persone radicalizzate, in questo caso non si è mosso per tempo nella stessa direzione, prevenendo un'ulteriore situazione di difficoltà per la struttura? Queste sono le vere questioni da affrontare. Invocare il rafforzamento delle misure di sicurezza nei Cpr, comprimendo ulteriormente gli spazi di libertà per persone che sono trattenute e non detenute, rischia invece di diventare l'ennesima strumentalizzazione che non risolve alcun problema, ma contribuisce a inasprire gli animi e a creare allarmismo".
Con la legge Minniti-Orlando i Cie si sono trasformati in Cpr ma, al di là della questione nominale, i loro scopo è lo stesso: la concentrazione e la detenzione dei migranti in attesa di espulsione. Inoltre i centri diventano uno per regione, prevedendo l'incremento di queste contestate strutture che sembravo andare scomparendo, rilanciandone invece il ruolo. Una direzione mantenuta anche dall'attuale governo: con il Decreto su immigrazione e Sicurezza dell'ottobre 2018, che porta il nome del ministro dell'Interno Matteo Salvini, il tempo di trattenimento massimo viene incrementato da 90 a 180 giorni.