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Ricucci e il giudice: cene e regali in cambio di sentenza favorevole. È sotto processo

Stefano Ricucci è sotto processo con l’accusa di aver corrotto un giudice, Nicola Russo. L’immobiliarista avrebbe ottenuto una sentenza favorevole in cambio di regali e cene lussuose nei locali della movida romana. Ricucci infatti ha a suo carico un contenzioso di 19 milioni di euro con l’Agenzia delle Entrate. Nei prossimi giorni l’udienza per stabilire se modificare o confermare il carcere.
A cura di Alessia Rabbai
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Stefano Ricucci (Foto LaPresse)
Stefano Ricucci (Foto LaPresse)

Stefano Ricucci finisce sotto processo. Sull'immobiliarista pende l'accusa di aver corrotto Nicola Russo, giudice della Commissione tributaria del Lazio ed ex consigliere di Stato, con l’obiettivo di ottenere una sentenza favorevole in un contenzioso di 19 milioni con l'Agenzia delle Entrate. Come riporta il Corriere della Sera Ricucci secondo la procura avrebbe coinvolto Russo in notti brave nei locali più in voga della Capitale, pagando cene lussuose e intrattenimenti anche in compagnia di donne affascinanti. A ciò si sommerebbe un misterioso regalo donato la notte prima della pronuncia favorevole sul contenzioso. Ricucci è stato arrestato insieme al suo socio Liberato Lo Conte e al magistrato lo scorso marzo.

L'udienza nei prossimi giorni

Stefano Ricucci ha intanto ottenuto dalla Cassazione l’annullamento dell’ordine di custodia emesso sei mesi fa per quanto concerne le esigenze cautelari grazie ai suoi legali difensori. Sul caso la Suprema Corte ha disposto il rinvio al Tribunale del Riesame. L'udienza si terrà nei prossimi giorni e i giudici della libertà dovranno decidere se modificare o confermare il carcere. L'alternativa? I domiciliari o la libertà.

Ricucci e il contenzioso con l'Agenzia delle Entrate

i fatti risalgono al 2014. Ricucci ha perso in primo grado un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate per una somma di 19 mioni di euro di euro. L'immobiliarista, difeso dall’avvocato Massimo Biffa ha proposto un appello e ha vinto davanti alla commissione tributaria del Lazio, con giudice relatore Nicola Russo. Il ribaltamento del provvedimento è nato, secondo quanto sostiene la Procura, dall'assidua frequentazione dei due.

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