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Racconta a scuola gli abusi del padre (poi suicida), il preside: “Quel tema fatto fare apposta”

“L’insegnante di italiano ha deciso che fosse il caso di proporre una traccia del genere perché nella classe della quattordicenne c’era una situazione di disagio”, ha spiegato il preside dell’Istituto tecnico di Cassino che la 14enne frequentava. In seguito al racconto della ragazza, il papà ieri si è impiccato all’ingresso di una chiesa di montagna.
A cura di Enrico Tata
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"Non era un compito casuale. L’insegnante di italiano ha deciso che fosse il caso di proporre una traccia del genere perché nella classe della quattordicenne c’era una situazione di disagio. Ma non è stata proposta solo quella, ce n’erano anche altre disponibili. Insomma, quella di confessare alla madre un episodio mai raccontato prima è stata una scelta della ragazza. Evidentemente aveva qualcosa da dire". Il preside dell'Istituto tecnico di Cassino spiega, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, le motivazioni che hanno spinto il professore della 14enne ad assegnare il tema in classe dal titolo: "Scrivi una lettera a tua madre confessandole ciò che non hai il coraggio di scriverle".

Francesca (nome di fantasia) in quel compito ha deciso di raccontare i presunti abusi subiti dal papà. Ieri l'uomo è stato trovato impiccato all'ingresso della chiesa di San Tommaso a Roccasecca, in provincia di Frosinone, un luogo dove si può arrivare solo a piedi. Non ha lasciato nessun biglietto per spiegare le motivazioni del suo gesto. La moglie dell'uomo e madre della ragazza ha detto in un'intervista a Radio Uno: "Non si sapeva ancora se era veroTante cose non vere, ma ne terrò conto, quello che avete detto ieri e l'altro ieri lo ha portato" al suicidio. Secondo il preside il contenuto di quel tema meritava di essere denunciato alle forze dell'ordine: "Visto quello che c’era scritto, non ho esitato un attimo. Ma prima di andare alla polizia ho voluto rendermi conto di quello che aveva da dire la madre per non mettere nei guai qualcuno che non c’entrava. Lei mi ha raccontato che il marito aveva avuto atteggiamenti simili in passato nei confronti di un’altra ragazza, e allora ho creduto che la storia fosse reale, una questione di sensazioni percepite. E sono andato in commissariato".

Anche il preside, però, punta il dito contro i media:

"La scuola è chiamata ad ascoltarli, a prestare assistenza psicologica, adesso perfino a vigilare sulle vaccinazioni. Poi esce una notizia come questa e rovina tutto. Ma la notizia degli abusi sessuali sulla studentessa doveva proprio uscire sui giornali? E non c’era un modo per proteggere il padre? Forse il magistrato avrebbe fatto bene ad adottare un provvedimento restrittivo, in carcere o ai domiciliari, in attesa dell’incidente probatorio. Non mi spiego perché l’abbiano lasciato fuori. Quella che è una notizia generica a livello nazionale ha riscontri pesantissimi a livello locale. E anche i dettagli insignificanti contribuiscono a identificare subito i protagonisti di una storia. A Cassino, ad esempio, di scuole come la nostra ce ne sono solo due. La vittima è stata sovraesposta. In casi analoghi il problema si risolve trasferendosi anche di cinquanta chilometri, ma lei dove può andare? E tutto il paese ne parla".

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