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“Quello di Bernardino Budroni fu omicidio di Stato”: condannato il poliziotto che sparò e lo uccise

Dopo un’assoluzione in primo grado, i giudici della Corte d’Appello di Roma hanno condannato a otto mesi di reclusione l’agente di polizia Michele Paone, che sparò a Bernardino Budroni nel corso di un inseguimento sul Grande Raccordo Anulare. I fatti avvennero nella notte del 30 luglio 2011 a Roma.
A cura di Enrico Tata
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Bernardino, Dino, Budroni
Bernardino, Dino, Budroni

"Quello di Bernardino Budroni fu omicidio di Stato", dichiara l'avvocato Fabio Anselmo, legale di parte civile, dopo la lettura della sentenza da parte dei giudici della Corte d'appello di Roma. Dopo un'assoluzione in primo grado, i magistrati hanno condannato a otto mesi di reclusione l'agente di polizia Michele Paone, che sparò a Budroni nel corso di un inseguimento sul Grande Raccordo Anulare. Una sentenza ribaltata, dopo che nel 2014 i giudici ritennero di dover assolvere il poliziotto con la formula "perché il fatto non costituisce reato" poiché quell'azione, quello sparo, "era adeguato e proporzionato" all'"entità della situazione".

La morte di Dino Budroni

I fatti avvennero nella notte del 30 luglio 2011. Dino si era recato sotto casa della fidanzata, un appartamento a Cinecittà, Roma. Ebbero una violenta discussione e fu la ragazza a chiamare gli agenti. I poliziotti rintracciarono Budroni sul Grande Raccordo Anulare e cominciarono ad inseguirlo. Secondo la testimonianza dell'agente Paone, l'inseguimento si concluse all'uscita Mentana del Raccordo, dopo che lo stesso agente sparò due colpi di pistola alle gomme dell'automobile. La macchina di Budroni, hanno spiegato però gli avvocati di parte civile, aveva la prima marcia inserita e il freno a mano tirato, quindi era ferma o quasi.  "Gli hanno sparato nel momento in cui veniva fermato, non poteva più andare da nessuna parte", si può ascoltare nell'audio di una telefonata tra un carabiniere intervenuto sul posto al maresciallo della centrale.

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