Quarticciolo, sgominata piazza si spaccio: vedette e cocaina anche a domicilio
Operazione antidroga questa mattina all'alba al Quarticciolo, periferia sud di Roma, dove è stata sgominata un'organizzazione criminale che gestiva nel quartiere popolare una vera e propria piazza di spaccio. I carabinieri della Compagnia Casilina hanno eseguito 12 ordinanze emesse dall'autorità giudiziaria, tra cui una nei riguardi di un minorenne. In manette due donne e dieci uomini, messi agli arresti tra il carcere e i domiciliari. L'organizzazione agiva tra i lotti delle case popolari della borgata romana, vendendo la cocaina ai clienti abituali o anche a piccoli spacciatori che poi la rivendevano a loro volte in altre aree. L'indagine è nata dalle numerose segnalazioni dei residenti ed ha portato, dal 2013 ad oggi a 100 operazioni tra arresti e sequestri di droga. Con una lunga attività d'inchiesta i carabinieri hanno ricostruito tutta la catena di comando e organizzativa della rete di spaccio.
Stipendi da 500 a 1500 euro a settimana
Quello che ne è emerso è un'organizzazione piramidale, in cui ognuno, dai pusher di strada a chi deteneva la contabilità aveva un ruolo preciso. Comprese le vedette che vigilavano sull'eventuale arrivo dalle forze dell'ordine. Sequestrate migliaia di dosi di cocaina e 20.000 euro in contanti, oltre che sostanze da taglio e tutto il necessario per il confezionamento della droga per la quale venivano usate anche macchine sigillatrici. Pusher e vedette erano stipendiati settimanalmente con compensi tra i 500 e i 1500 euro. Ognuno di loro agiva in basa a rigidi turni orari. In dotazione avevano "telefoni di servizio", con sim intestate a migranti irreperibili e e utilizzati per comunicare all'interno dell'organizzazione e ricevere anche le ordinazioni a domicilio della cocaina. Tra i servizi offerti c'era infatti anche quello della consegna della droga direttamente a casa o in un luogo convenuto.
Avvocato e mensa per i pusher
I membri dell'organizzazione avevano la copertura delle spese legali in caso di arresto o denunce, ma anche una vera e propria mensa, grazie ad un ristoratore della zona che erogava i pasti, poi saldati dai proventi dello spaccio. Pranzi e cene a domicilio venivano poi recapitato ai membri agli arresti domiciliari. Ogni capo piazza coordinava i corrieri, le vedette e i pusher sulla strada. La droga veniva custodita nelle abitazioni di persone insospettabili, dietro ovviamente un compenso, e sempre incensurati erano incaricati di provvedere alle automobili usate per spostare e consegnare la cocaina, ma anche per garantire gli spostamenti dei capi dell'organizzazione.