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Quando sgomberare costa: a Roma spesi 1,5 milioni di euro nel 2018 per spostare circa mille Rom

I dati sulle famiglie rom e sinti che vivono a Roma. Pubblicata l’edizione 2018 del rapporto a cura dell’Associazione 21 Luglio. Nel 2018, per eseguire 40 sgomberi forzati, sono stati spesi oltre un milione e mezzo di euro.
A cura di Enrico Tata
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Il camping River
Il camping River

Trasferire i rom costa, e non poco. Per i 40 sgomberi forzati eseguiti nel 2018 a Roma sono stati spesi oltre un milione e mezzo di euro. Per la precisione 1.650.000 euro, secondo le stime pubblicate sul rapporto annuale dell'Associazione 21 Luglio. A seguito di queste operazioni sono state sgomberate circa 1300 persone dai campi della Capitale. Più 134 per cento rispetto al 2017, quando vennero trasferiti circa 600 rom per un costo di circa 700mila euro. Nel 2016 le azioni di sgombero forzato sul territorio del Comune di Roma sono state 28, 33 nel 2017 e ben 40, come detto, nel 2018. Il 21esimo sgombero dell'anno passato è stato quello del Camping River, che ha visto coinvolte più di 200 persone.

A Roma vivono 6mila rom e sinti in emergenza abitativa

A Roma, secondo i dati della 21 Luglio, vivono circa 6mila rom e sinti in emergenza abitativa, pari allo 0,20 per cento della popolazione. Quattromila di loro vivono nei cosiddetti ‘insediamenti formali', 1.300 nei circa 300 insediamenti informali e circa 650 persone in un’occupazione monoetnica. Degli insediamenti formali fanno parte le baraccopoli istituzionali, che sono 16 e sono suddivise in 6 "villaggi attrezzati", come li definisce il Campidoglio, e 10 campi tollerati". Ci sono poi le baraccopoli informali, quelli che comunemente sono definiti, impropriamente, ‘campi abusivi', e poi ci sono gli immobili occupati (miste o monoetniche).

Molte famiglie stanno abbandonando spontaneamente i campi

Stando a quanto si legge sul rapporto della 21 Luglio, molte famiglie si stanno spostando spontaneamente dai campi, fatto dovuto principalmente al peggioramento delle condizioni di vita all'interno degli insediamenti. Un trend che risulta positivo anche nel 2018: nelle sei baraccopoli istituzionali si segnala un decremento dell'11 per cento degli abitanti. Stesso discorso per i campi tollerati, dove il decremento è del 10 percento. Secondo la 21 Luglio queste sono le due principali ragioni: "il reperimento di soluzioni alternative autonome di quelle famiglie rom che si sono trovate nella condizione di uscire dal proprio insediamento e l’accesso verso l’edilizia residenziale pubblica di numerose famiglie che avevano presentato regolare domanda grazie anche al lavoro di mediazione burocratica di alcune organizzazioni di volontariato". Si legge ancora nelle premesse al rapporto: "Continua il trend di svuotamento volontario degli insediamenti formali, già evidenziato lo scorso anno, da parte delle persone che li abitano. Conflitti interni, condizioni igienico-sanitarie spesso drammatiche, facilitazione all’accesso all’edilizia residenziale pubblica grazie alla mediazione burocratica di organizzazioni del terzo settore: sono questi i tre fattori che hanno fatto sì che quasi 400 persone non siano più presenti alla fine del 2018 nei 6 «villaggi attrezzati» della Capitale. Stesso trend riguarda i 10 “campi tollerati”, dove si è registrata nel 2018 una contrazione numerica superiore al 10 per cento".

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