Professoressa licenziata da scuola: “Nessuna ragione valida, forse perché sono trans?”
Un duro sfogo su Facebook che in poche ore ha raggiunto centinaia di like e commenti. Una vicenda che, se fosse confermata, sarebbe la testimonianza di una discriminazione. Una professoressa di Roma, Giovanna Cristina Vivinetto, è stata licenziata dopo appena due settimane di servizio dalla scuola privata in cui aveva iniziato a lavorare dall'inizio dell'anno. Giovanna era stata assunta direttamente con un contratto a progetto che iniziava il 23 settembre e scadeva l'8 giugno, "con possibilità di risoluzione anticipata dando un preavviso di quindici giorni". Secondo quanto riportato dall'insegnante, le motivazioni del licenziamento sarebbero state poco chiare e contraddittorie. Anzi, si sarebbero configurate come una vera e propria scusa. I veri motivi, infatti, sarebbero altri. Ossia l'aver preso tre giorni di malattia per una febbre batterica la scorsa settimana e il fatto di essere una donna transessuale. "Credo in sostanza che le motivazioni di questo gesto, ai miei occhi imprevisto, ingiustificato e imprevedibile, risiedano altrove, ma non voglio indagare questo altrove. Probabilmente a loro è pesata la mia assenza per malattia, dal momento che una scuola privata spesso sfrutta e non guarda in faccia nessuno (ieri mattina c'era già la nuova docente a sostituirmi). Probabilmente c'entra il fatto che io sia una donna transessuale, e questo sarebbe già molto più triste e ingiusto. E non voglio pensarci". Raggiunta telefonicamente da Fanpage.it, Giovanna ha spiegato che molto probabilmente qualche genitore ha saputo che tra i docenti c'era una donna transessuale e si è andato a lamentare. "Questa cosa mi fa sorridere anche perché per la legge sono una donna".
Il licenziamento di Giovanna, professoressa transessuale allontanata da scuola
Giovanna Cristina Vivinetto è stata assunta all'inizio di settembre da una scuola paritaria di Roma ed è stata licenziata ieri in tronco "con motivazioni confuse, nebulose e, in sostanza, poco credibili". Il licenziamento è avvenuto subito dopo la fine della malattia quando, una volta giunta a scuola, è stata chiamata nell'ufficio della preside. Che avrebbe riferito di alcune lamentele da parte dei ragazzi. "In classe mi hanno sempre riferito tutt'altro, giudizi entusiastici del tipo: "Prof., che bello rivederla oggi! È proprio un piacere" o "È la nostra docente preferita perché riesce a spiegare bene risultando molto simpatica", oppure, a fine lezione, "Che belle le sue spiegazioni!". Ma quando ho fatto presenti queste impressioni, mi è stato detto: "Giovanna, i ragazzi sono infami, ti dicono una cosa e poi a noi vengono a dirne un'altra: non devi mai credergli". Eppure in due settimane i ragazzi venivano da me per confidarmi i loro problemi, gli eventi di ‘bullismo' dentro la scuola, i loro desideri e aspirazioni. Volevano leggere le mie poesie, scriverne di loro pugno. Uno di loro è venuto a portarmi il suo prezioso quaderno con tutte le sue poesie scritte a mano. Un altro ha preso coraggio e ha letto in classe una sua poesia "che aveva vinto un concorso".
"Mi hanno detto di non rimettere piede a scuola"
Sono molte le persone che in queste ore stanno scrivendo commenti di solidarietà a Giovanna. Tra loro c'è chi ipotizza che il licenziamento sia stato deciso proprio per la sua transessualità, e che molto probabilmente sia avvenuto a causa delle lamentele di alcuni genitori. Anche perché, precisa Giovanna nei commenti al post, "nessun docente è mai stato mandato via, e l'unica allontanata è quella transessuale". Giovanna ha spiegato che inizialmente non sapeva se raccontare o meno la vicenda. "Non volevo si pensasse che stavo sfruttando la mia transessualità – ha dichiarato – Ieri ero addirittura convinta di essere io il problema in quanto docente, ma poi ho visto che molte cose non mi tornavano. E soprattutto che in due settimane non si può capire quanto vale un'insegnante". Nonostante il preavviso sia stato fatto partire da ieri, le hanno detto di "non rimettere più piede a scuola". Le pagheranno comunque i giorni ma non vogliono più vederla nei corridoi.