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Primarie, esplode il caso Donna Olimpia: “Orfini si vendica contro chi dissente”

A turbare l’avvicinamento alle primarie del centrosinistra il caso “Donna Olimpia”, circolo del Pd di Monteverde escluso dalla lista dei seggi. Per Matteo Orfini non è una sede di partito ma un “circolo elettorale”, per il segretario del sezione si tratta di una “vendetta contro chi dissente”.
A cura di Valerio Renzi
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A turbare il placido avvicinamento del Partito democratico romano alle primarie per la scelta del candidato sindaco, il "caso" del circolo dem di Monteverde "Donna Olimpia", escluso dalla lista dei seggi elettorali. Ecco la motivazione addotta da commissario del Pd nella capitale Matteo Orfini:  "Il circolo di Donna Olimpia non lo ha chiuso la federazione, ma una di quelle correnti che hanno rovinato il Pd e che ha deciso di trasformarlo da luogo aperto a sede inagibile per i militanti del Pd. Arrivando addirittura a impedire a centinaia di militanti di riunirsi". Ci va giù pesante Orfini, accusando i dirigenti del circolo di averlo trasformato in un "comitato elettorale".

Non la vede così l'ultimo segretario eletto, Federico Spanicciati: "Non ci sono motivazioni reali – spiega a Fanpage – quella di Orfini è una vendetta con uno dei pochi circoli che si è dimostrato critico nei confronti della sua gestione commissariale". Lo striscione di Donna Olimpia, per dirne una, era in piazza del Campidoglio per sostenere il sindaco Marino all'indomani delle dimissioni ordinate firmate dal notaio dai consiglieri del Pd che hanno messo fine alla legislatura. Rispedisce al mittente l'accusa di essere un "comitato elettorale" Spanicciati, che in sua difesa chiama il dossier sullo stato di salute del Pd romano redatto da Fabrizio Barca all'indomani di mafia capitale, in cui il circolo di Monteverde veniva annoverato tra i nove considerati tra i più virtuosi. E in effetti, a vedere i risultati dell'ultimo congresso nazionale, quello di Donna Olimpia non sembra essere un circolo "blindato" da qualche corrente: il segretario ha votato per Renzi, il deputato iscritto alla sezione, Marco Miccoli, sosteneva la mozione di Cuperlo, mentre tra gli iscritti ha prevalso la mozione di Pippo Civati.

Secondo Spanicciati la ragione dell'esclusione di Donna Olimpia, seguita alla decisione di accorpare il circolo a quello di via Tarquinio Vipera, sempre nella zona di Monteverde, va ricercata nella lotta tra correnti. Quelle dinamiche che Matteo Orfini era stato chiamato a dirimere per non inquinare la vita del partito romano. "Orfini ce l'ha con noi per beghe territoriali che vengono da lontano – spiega – Qui i così detti Giovani Turchi (la corrente da cui proviene Orfini ndr), hanno una delle loro roccaforti, eleggono deputati e consiglieri, per questo vogliono chiuderci". Giovani Turchi che vengono dal XII municipio sono Pina Maturani, senatrice, Roberto Gualtieri, europarlamentare, Fabio Billini, consigliere regionale del Lazio e la stessa minisindaca Cristina Maltese.

Secondo i militanti anche la scelta di accorpare il circolo con quello di Monteverde Nuovo sarebbe dettato da logiche di corrente. Ma quelli di Donna Olimpia la serranda non la vogliono proprio abbassare: "Questa è una sede storica – spiegano – in un quartiere popolare dove il partito continua a prendere voti e ad essere un punto di riferimento per la gente. Qui sono stati iscritti Pajetta e Miriam Mafia, hanno letto i loro libri e discusso Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia". Ma Orfini non ha voluto sentire ragioni e di tutta risposta il circolo il 19 gennaio scorso, all'assemblea che ne avrebbe dovuto sancire la fusione, ha fatto trovare la serranda abbassata al commissario. Chiuso per protesta.

"Comprimere la vita democratica del partito, reprimere il dissenso fa male al Pd romano – conclude amaro il segretario – avremmo invece bisogno di discutere, di valorizzare posizioni diverse, aprire il confronto. Questo ci serve non solo per la vita interna del partito, ma per riconquistare la gente e la città, per vincere le elezioni". E alla domanda se rivolterebbe Renzi come segretario Spanicciati non ha dubbi: "Certo che lo rifarei. Ma il segretario e premier dove nominare un commissario super partes a Roma, e Matteo Orfini non si è dimostrato in grado di esserlo".

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