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Policlinico Umberto I, indagati 3 infermieri: timbravano il cartellino e poi uscivano

Timbravano il cartellino e poi uscivano a fare spese o accompagnare i figli e ogni venerdì si concedevano mezza giornata di riposa e un inizio di week end in anticipo. Sono i risultati di un’indagine dei carabinieri sul personale del Policlinico Umberto I e ora tre infermieri rischiano di finire a processo per truffa aggravati ai danni dello Stato.
A cura di Redazione Roma
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Rischiano di finire a processo tre infermieri del Policlinico Umberto I di Roma che, secondo quanto ricostruito dall'indagine portata avanti dai carabinieri del Nucleo Radiomobile, erano soliti strisciare il badge e poi uscire, magari per portare i figli a scuola o da qualche altra parte, o recarsi a fare la spesa o altre privatissime commissioni. Nei guai – secondo quanto raccontato oggi da Giuseppe Scarpa sulle pagine romane del quotidiano la Repubblica – ci sono un infermiere caporeparto, un tecnico gessista e un secondo infermiere.

Un nuovo caso nella capitale del così detto "salto del tornello". Un malcostume sul posto di lavoro che rischia di costare ai dipendenti dell'ospedale un rinvio a giudizio truffa ai danni dello stato. Il "sistema" era semplice: i dipendenti arrivavano puntali alle sette, strisciano il badge, facevano un giro nei corridoi facendosi vedere e poi con nonchalance prendevano l'uscita per tornare anche dopo un'ora o un'ora e mezzo. A incastrarli i filmati delle telecamere di sicurezza.

C'è stato anche chi invece ha anticipato la sua uscita di mezza giornata, facendo timbrare a un altro dei colleghi coinvolti il badge in uscita, allontanandosi da pazienti e corsie mezza giornata prima il venerdì, così da poter godere al meglio del weekend. Una pratica che, secondo quanto appurato nell'indagine era diventata routine: venerdì pranzo a casa lasciando l'ospedale alle 13.00 poi, il più vicino dei tre, tornava all'ingresso per "strisciare" e garantire una tranquilla mezza giornata libera a tutti. Da quanto si apprende l'attività dei carabinieri è andata avanti per oltre un anno e potrebbero essere coinvolti anche altri dipendenti dell'ospedale di viale Regina Elena, una delle strutture sanitarie più grandi e importanti della capitale.

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