Pigneto chiuso il Dal Verme. Per la polizia ritrovo di “pregiudicati e persone pericolose”
Il Circolo Dal Verme, in via Luchino dal Verme al Pigneto, è uno dei pochi posti a Roma dove si suona ancora musica live. Qui sono passati tanti artisti poi diventati famosi. In un ambiente soffuso si ascoltano artisti italiani e stranieri, assiepati davanti al piccolo palco al piano interrato gli appassionati di ogni genere hanno scoperto qua un angolo di felicità, in una città dove gli spazi per la musica live sono sempre di meno.
Ma da due giorni il Dal Verme è chiuso. La licenza sospesa in base all'articolo 100 del Tulps, risalente al 1931. Secondo questo articolo “il Questore può sospendere la licenza di un esercizio nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica ed il buon costume o per la sicurezza dei cittadini”.
Allibiti i gestori del circolo Arci e i tanti frequentatori, iscritti, artisti e habitué del locale, che proprio non capiscono che pericolo rappresenti un locale dove si suona musica, e che spesso e volentieri ha collaborato con le istituzioni nell'organizzazione di eventi culturali, ma che soprattutto non si sentono persone "pericolose". Ma dalle forze dell'ordine non sono stati forniti ulteriori particolari. Però la chiusura si è resa necessaria, come si legge nel dispositivo applicato dalle forze dell'ordine “nell'ottica di un doveroso soddisfacimento delle esigenze di tutela sociale e con finalità dissuasive nei confronti della frequentazione delinquenziale”.
Dietro la chiusura forse la stretta dietro i locali travestiti da finte associazioni, pratica sempre più diffusa ma che non sarebbe proprio il caso di Dal Verme, molto attivo nella vita dell'Arci di Roma e le cui modalità di gestione del circolo non sono state contestate.
Intanto sulla rete il tam tam di solidarietà con decine di post. Mentre i gestori del Dal Verme usano parole di sdegno per quanto accaduto: "Un'accusa infamante, che assimila la nostra associazione di promozione sociale e tutti i soci che ne fanno parte a forme gravissime di illegalità quali narcotraffico, associazione criminale, sfruttamento della prostituzione, eversione, traffico di armi". Nello stesso comunicato apparso su Facebook invitano amici, soci e persone solidali a inviare mail di protesta alle autorità comunali e municipali.