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Perché Virginia Raggi si gioca tutto o quasi alle elezioni di Ostia

Il 5 novembre, dopo due anni di commissariamento seguito allo scioglimento per infiltrazioni mafiose, si vota a Ostia per rinnovare il X Municipio di Roma. Una sfida per tutte le forze politiche, chiamate a conquistare la fiducia dei cittadini dopo i processi e gli scandali, e il primo test importante per Virginia Raggi e il Movimento 5 stelle, che qui hanno trionfato alle scorse elezioni comunali.
A cura di Valerio Renzi
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Il prossimo 5 novembre i cittadini del X Municipio di Roma, che comprende Ostia e la sua periferia, sono chiamati alle urne per rinnovare il consiglio municipale ed eleggere il nuovo presidente. Un territorio dove vivono 230mila persone, quante a Messina, poco meno che a Venezia o Verona. Un voto che arriva dopo un lungo periodo di commissariamento, seguito allo scioglimento per infiltrazioni mafiose, e che rappresenta un test importante per la sindaca Virginia Raggi e per tutto il Movimento 5 stelle. Il primo vero esame dopo un anno e mezzo di governo della città di Roma.

Sembrano ormai lontani i tempi in cui Beppe Grillo scaldava i cuori dei cittadini del litorale assieme allo stato maggiore pentastellato con "La Marcia dell'Onestà", promettendo una nuova stagione e di spazzare via la politica corrotta di Mafia Capitale. Era il 27 giugno del 2015,  poco meno di un anno dopo, sempre ad Ostia, la futura sindaca Virginia Raggi chiudeva la campagna elettorale ballando scatenata sul palco, tra le urla della folla che scandiva: "Onestà, onestà".

Un entusiasmo che ha portato i cittadini di Ostia a votare a valanga per Raggi, e a far entrare in consiglio comunale diversi attivisti provenienti dal territorio, come il capogruppo Paolo Ferrara. Il resto è storia: Marra e il ‘raggio magico', il balletto di dimissioni e assessori, le difficoltà di governare una città sull'orlo del fallimento, tra bus rotti e l'immondizia che si accumula nelle strade. E il litorale? Dal Campidoglio sembra lontanissimo, anche dalla terrazza più alta il mare non si vede. E la vita di Ostia è tornata nel cono d'ombra dell'attenzione politica.

Eppure la mafia non è scomparsa, e i clan nonostante i processi e gli arresti governano porzioni importanti di territorio. Il lungomare è tutt'altro che liberato, ma soprattutto Ostia sembra non avere più un'anima, dopo un'estate smorta e al minimo delle presenze. Un'immagine appannata, un limbo da cui aspetta di uscire, perché il ripristino della legalità non ha ancora voluto dire rilancio e una vocazione per il territorio. Servono idee ed energie nuove e, a dire il vero, in questa campagna elettorale se ne sono viste e sentite ancora poche. Possibile che dopo il progetto water front di Alemanno, tra isole artificiali e casinò, nessuna forza, politica, sociale e culturale sia riuscita a raccontare un sogno diverso per l'Ostia del futuro?

Il risultato del Movimento 5 stelle e della sua candidata Giuliana Di Pillo ad Ostia, ci svelerà – almeno in parte – con la solidità di numeri, quanto la speranza suscitata dall'elezione della sindaca Raggi sia ancora viva, quanto i partiti tradizionali abbiano invece ripreso terreno dopo il repulisti di Mafia Capitale. Sono elezioni locali, è vero, ma la cui importanza ha un valore per tutta la città e anche a livello nazionale, vista l'enormità del fatto accaduto: lo scioglimento per infiltrazione mafiosa di un'istituzione rappresentativa nella capitale del paese.

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