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Per Grillo “Roma è una bomba” e non si può cambiare. Ma allora a che serve Virginia Raggi?

Dopo nove mesi dall’elezione della prima sindaca a 5 Stelle della Capitale Beppe Grillo ha scoperto che Roma è “una bomba atomica” e praticamente non si può cambiare. Ma allora Virginia Raggi a cosa serve? Perché si è candidata a “cambiare tutto” quando è evidente, stando alle parole del leader, che è impossibile?
A cura di Enrico Tata
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Dopo nove mesi dall'elezione della prima sindaca a 5 Stelle della Capitale Beppe Grillo ha scoperto che Roma è "una bomba atomica" e praticamente non si può cambiare. Ma allora Virginia Raggi a cosa serve? Perché si è candidata a "cambiare tutto" quando è evidente, stando alle parole del leader, che è impossibile? In un lungo video-messaggio pubblicato sul blog, Grillo sostanzialmente dice che Roma è ingestibile, perché non è considerata dallo Stato come una città speciale quale essa invece è. E allora, secondo il ragionamento del comico genovese, "ma cosa pretendete del Movimento 5 Stelle? Cosa pretendete dalla Raggi? Cosa fa in una situazione così? O ci date una mano tutti…". In estrema sintesi: non possiamo realizzare ciò che abbiamo promesso.

Grillo: "Non si può trattare Roma come una città normale"

Secondo Grillo "lo Stato si deve regolamentare, mettere una legge per la Capitale d'Italia. Tutte le capitali del mondo hanno una legislazione da parte dello Stato, privilegiata, con finanziamenti privilegiati, perché qui sono le ambasciate, ci sono i flussi del Vaticano, ci sono milioni di turisti, non è che puoi trattarla come una una città normale". La legge per la Capitale d'Italia in realtà c'è: è la legge numero 396 del 1990, denominata "Interventi per Roma Capitale della Repubblica", indebolita nel 2009 dopo l'approvazione della legge 142 sul federalismo, che istituiva "Roma Capitale". Era il cosiddetto "patto della pajata", con l'allora ministro delle riforme Bossi e l'allora sindaco di Roma Gianni Alemanno che suggellarono l'accordo sui poteri della Capitale mangiando un piatto di rigatoni con la pajata nel piazzale di Montecitorio.

Di questa analisi di Grillo sul rapporto tra Stato e Capitale, di questo indubbio rapporto problematico, nel programma elettorale di Virginia Raggi, però, non c'è traccia. Eppure il tema è stato lungamente dibattuto. In un libro di Roberto Morassut, ex assessore all'urbanistica del Comune di Roma e dirigente del Partito democratico, si dice, per esempio, che "un nuovo patto democratico e fiscale per Roma. Roma è l'unica tra le capitali delle maggiori potenze europee a non godere di una specialità di poteri e risorse adeguate al suo ruolo". E ancora: "Le Capitali delle altre tre grandi potenze europee vanno avanti e si aggiornano.L'Italia e Roma vanno indietro, dal momento che nel 2009 la destra italiana ha distrutto, con il "patto della pajata", l'unica legge che in un secolo e mezzo di storia ha dato a Roma qualche prerogativa speciale: la 396 del 1990. Ne furono protagonisti Berlusconi, Alemanno e Bossi". Dello stesso parere, ad esempio, è Luigi Zanda, senatore Pd ed ex presidente dell'agenzia che preparò il Giubileo del 2000, che in un'intervista datata luglio 2015 dice: "A Roma occorre una legge speciale che ne determini il profilo istituzionale adeguato, con poteri e risorse da città-Regione, accade per gran parte della capitali europee". Insomma, Grillo pone un tema importante, reale, del quale Virginia Raggi potrebbe e dovrebbe discutere con il governo. Peccato che questo avvenga dopo nove mesi di governo cittadino, senza che la questione sia mai stata affrontata, elaborata dal Movimento 5 Stelle romano in un documento, un saggio, un convegno. Troppo facile promettere di "cambiare tutto" e poi accorgersi di non poterlo fare.

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Sono giornalista professionista dal 2015 e mi occupo della cronaca di Roma su Fanpage.it. Ho fatto stage a Repubblica.it, Radio Radicale, ho fondato e diretto la web radio 'Radio Libera Tutti' e sono diventato giornalista pubblicista, nel 2010, collaborando con il settimanale locale 'Velletri Oggi'. Ho frequentato la Scuola di Giornalismo Walter Tobagi/Ifg dell'Università Statale di Milano, ho ricevuto una borsa di studio finanziata da Google per l'eccellenza nel giornalismo e ho vinto il concorso 'Una storia ancora da raccontare: Peppino Impastato', organizzato dal Festival Internazionale del Giornalismo.
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