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Parco archeologico di Vulci, scavi devastati dai tombaroli in cerca di tesori

Gli scavi archeologici di Vulci sono stati devastati da tombaroli in cerca di tesori. La scoperta questa mattina: sono entrati e si sono diretti verso l’antica area urbana antistante la Domus del Criptoportico, dove sono in corso le ricerche condotte dalla Duke University, rovinando parte del lavoro degli studiosi.
A cura di Alessia Rabbai
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Devastati gli scavi archeologici del Parco di Vulci. Lo sfregio è avvenuto questa notte, nel territorio della provincia di Viterbo. Come scrive il Messaggero, i tombaroli in cerca di tesori sono entrati e si sono diretti verso l'antica area urbana antistante la Domus del Criptoportico, dove sono in corso gli scavi archeologici condotti dalla Duke University, devastando parte del lavoro degli studiosi. Gli archeologi si sono accorti di quanto avvenuto questa mattina. "Hanno probabilmente utilizzato un metal-detector – ha detto il professor Maurizio Forte della Duke University – danneggiando parte delle fondazioni murarie e le superfici principali dell'area est dello scavo. E in particolar modo hanno distrutto una fondazione muraria molto importante sulla quale stiamo indagando".

Il Parco Archeologico di Vulci

Il Parco Naturalistico Archeologico di Vulci nasce nel 1999 grazie ad una convenzione sottoscritta dal Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali e dagli Enti Locali interessati, la Regione Lazio ed i due Comuni di Canino e Montalto di Castroe come primo esperimento per la gestione integrata dei beni culturali e ambientali di una delle zone più belle del Lazio. Come si legge sul sito della Soprintendenza, Vulci, esplorata archeologicamente a partire dall’ 800, è una delle metropoli dell’Etruria marittima nota nelle fonti con il nome etrusco "Velx". La fase etrusca è documentata soprattutto dalle necropoli, dislocate a corona intorno all’area urbana mentre la città vera e propria conserva soprattutto resti di epoca romana. Per un concorso di fortunate circostanze l’ambiente naturale si è conservato assai simile al paesaggio ottocentesco della Maremma laziale, il cui fascino attirò tantissimi studiosi e viaggiatori. Grazie all’attività svolta fin dal 1994 in base alla legge 160 del 1988, il Parco ha potuto beneficiare di numerosi interventi di ricerca, conservazione e restauro finalizzati alla creazione di itinerari all’interno del Parco, per consentirne la massima fruizione.

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