Pacchi bomba a Roma, quello che non torna sulla pista ‘anarchica’: ipotesi vendetta privata
Sono molti i dubbi sulla matrice anarchica dei pacchi bomba inviati a Roma a tre donne, che hanno provocato lievi ferite ed escoriazioni a due delle destinatarie e a un'impiegata del centro smistamento della corrispondenza di Fiumicino. Prima di tutto i destinatari non hanno ruoli significativi in strutture solitamente prese di mira dalle campagne delle sigle anarco insurrezionaliste, inoltre di solito queste inviano le missive direttamente nelle sedi degli obiettivi che intendono colpire: ambasciate, sedi di aziende multinazionali, caserme, uffici governativi.
La scelta di indicare in un obiettivo un'abitazione privata, per di più di soggetti non di rilievo e che non si capisce esattamente la ragione per cui dovrebbero diventare il bersaglio di un attentato di natura politica, fanno pensare che la pista eversiva gli inquirenti la stiano verificando più per scrupolo che perché la ritengano davvero significativa. Nel pomeriggio di ieri un vertice in procura con Digos e Ros dei carabinieri ha fatto il punto per verificare i movimenti dei soggetti attenzionati gravitanti nell'area insurrezionalista, che negli scorsi anni si è resa protagonista dell'invio di decine di pacchi bomba con anche gravi conseguenze
Le indagini punterebbero invece in maniera più decisa verso la possibilità che i plichi, senza dubbio confezionati dalla stessa mano e con all'interno lo stesso tipo di ordigno artigianale a basso potenziale, non in grado di uccidere, siano invece una vendetta privata. Per questo si cercano collegamenti tra le donne, in particolare a partire dal loro lavoro. Tra i due obiettivi ci sono un'impiegata dell'Inail e due dottoresse, una delle quali si sarebbe occupata al Policlinico di Tor Vergata di medicina del lavoro. Si incrocia l'attività lavorativa delle due donne per capire se si siano mai occupate di pratiche riguardanti le stesse persone, magari per un'indennità non concessa. Rimane invece da capire quale sia il possibile collegamento con la terza destinataria, esperta di biotecnologie all'Università Cattolica del Sacro Cuore.
C'è poi la circostanza, confermata alle telecamere di Fanpage.it dal figlio di una delle donne ferite, che sui plichi i mittenti erano persone conosciute dalle destinatarie e sempre afferenti al loro ambiente di lavoro. Gli inquirenti non escludono che altri pacchi bomba siano in circolazione.