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Otto multe “condonate”? Bufera su Ignazio Marino, che ora rischia la decadenza

Otto multe non pagate per l’accesso alla Ztl senza permesso. Finisce nell’occhio del ciclone Ignazio Marino, l’interrogazione parlamentare dell’Ncd fa intravedere un trattamento “speciale” per il primo cittadino che risponde: “gli uffici chiariranno tutto”. L’assessore Improta: “nessun abuso, prassi normale”.
A cura di Valerio Renzi
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Aggiornamento: per quanto riguarda il procedimento penale legato alla “Panda Rossa” e alle multe non pagate, per l’accusa di violazione del sistema informatico l’inchiesta è stata archiviata e i responsabili del reato rimasti ignoti. Inoltre le motivazioni sottolineano come “a fronte di una sostanziale regolarità amministrativa del permesso rilasciato al sindaco vi è stato stato effettivamente un accesso abusivo al sistema informatico con la finalità di modificarne sia pur temporaneamente i dati”. 

Fiero del suo andirivieni per le strade della Capitale su due ruote e senza scorta, Ignazio Marino rischia ora di finire seriamente nei guai per quella Panda rossa parcheggiata fuori al Senato, rimossa solo qualche giorno fa, dopo le proteste di opposizione e cittadini, per quel posteggio gratis a cui non avrebbe avuto più diritto dopo l'elezione a sindaco. Sarebbero otto le multe da 80 euro ciascuna non pagate da Ignazio Marino, 640 euro in tutto, per essere entrato nella zona a traffico limito con un permesso scaduto, nel periodo di tempo compreso tra il 23 giugno e il 21 agosto 2014. Ora Marino è nei guai, non solo perché l'interrogazione dell'Ncd fa intravedere un trattamento di favore per il sindaco da parte degli uffici comunali, ma perché rischierebbe addirittura la decadenza dalla sua carica.

Ignazio Marino risponde da Milano, dove sta seguendo i lavori dell'assemblea dell'Anci, ridimensionando la vicenda e assicurando che presto arriverà il chiarimento da parte degli uffici competenti: "C'é una importante interrogazione che un importante senatore del centrodestra ha fatto su un tema che lo agita e credo che gli uffici a Roma se ne stiano occupando per dare una risposta nel pomeriggio. Adesso siamo qui per parlare di cose più importanti e non solo per Roma".

Cosa è successo veramente? l'Ncd porta il caso in parlamento

La ricostruzione tentata da Andrea Augello del Nuovo centro destra è complessa. "Evidentemente le contravvenzioni sono state bloccate d’ufficio dall’amministrazione comunale, sanando i due mesi di mancato rinnovo del permesso come se si trattasse di un errore del Comune e non di una ritardata richiesta del titolo del beneficiario", scrive Augello nell'interrogazione parlamentare al ministro Angelino Alfano. Ma il problema è che il comune non avrebbe commesso nessun errore, ma che Ignazio Marino non sarebbe stato trattato come un qualsiasi cittadino: "Ad un qualsiasi romano, in un caso del genere, non restano che due strade: pagare o fare ricorso. – prosegue a spiegare l'interrogazione – Marino, che con la sua giunta ha quintuplicato il prezzo dei pass per il centro (costavano 550 euro, sono schizzati a oltre 2 mila), non fa né una cosa né l’altra. Ma si fa fare una lettera da un dirigente del Dipartimento, secondo la quale la macchina del sindaco era dal 25 giugno 2014  in una sorta di «lista bianca», che scatterebbe in automatico, per qualsiasi cittadino". La così detta "lista bianca" contiene i nomi e le targhe dei cittadini che fanno richiesta del rinnovo, quindi se Marino avesse chiesto per tempo un nuovo permesso la Panda rossa non sarebbe stata multata dalle telecamere.

L'assessore Improta: "Non c'è nessuno abuso. Una prassi normale"

L'assessore ai Trasporti Guido Improta è intervenuto a difesa dell'operato degli uffici competenti e del sindaco: "Non c'è nessun abuso. E' una prassi normale, si chiama amministrazione amica. In presenza di requisiti prima e dopo se qualcuno dimentica di fare il rinnovo del pass e viene elevata una contravvenzione, il cittadino può scrivere all'Agenzia della Mobilità o all'ufficio contravvenzioni per chiedere di agire in autotutela, evitando di fare il ricorso ed eliminando così le contravvenzioni elevate. Analogamente la pubblica amministrazione può procedere autonomamente, sanando la dimenticanza".

Ignazio Marino rischia la decadenza? Le multe non pagate, come se non bastasse, risulterebbero contrassegnate con un codice "giallo" che indica quelle sottoposte ad un ricorso da parte del cittadino a cui sono state notificate. Peccato che quelle multe non sarebbero mai state notificate al sindaco, e il contrassegno giallo sarebbe stato apposto come "autotutela" da parte dell'amministrazione comunale e non rappresenterebbe un condono ad personam, dicono dagli uffici del Campidoglio. Ora però Ignazio Marino rischia grosso: secondo il Testo unico per gli enti locali il primo cittadino non può avere contenziosi aperti con il comune che amministra. Per di più ci sarebbero un'altra trentina di multe contestate da Ignazio Marino prima della sua elezione a sindaco della Capitale. Quei contenziosi erano tutti arrivati a termine quando Marino ha salito i gradini del Campidoglio?

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