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Luca Varani uciso da Manuel Foffo e Marco Prato

Omicidio Varani, Pietro Maso scrive a Foffo: “Capisco perché volevi uccidere tuo padre”

Pietro Maso, il 45enne che nell’aprile del 1991 uccise i suoi genitori, ha scritto a Manuel Foffo, il ragazzo che lo scorso 4 marzo ha ucciso a Roma l’amico Luca Varani: “Credo di essere tra i pochi a comprendere i terribili momenti che stai vivendo. Non posso biasimarti per quello che hai fatto”.
A cura di Francesco Loiacono
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Pietro Maso, l'uomo che il 17 aprile 1991 uccise i suoi due genitori assieme a dei complici con l'obiettivo di impossessarsi dei loro soldi, ha scritto a Manuel Foffo, il ragazzo che lo scorso 4 marzo a Roma ha ucciso l'amico Luca Varani – con la complicità di Marco Prato – dopo inspiegabili torture e atti di sadismo: "Caro Manuel, se me lo permetti mi rivolgo a te con un confidenziale tu… Sono Pietro Maso, il mostro, colui che molti anni fa uccise i genitori senza alcun tentennamento".

Così si apre la lettera pubblicata nell'edizione di oggi del quotidiano Il Giornale. Una lettera da assassino ad assassino, nella quale Maso cerca in qualche modo di "consolare" Foffo, di mostrargli la propria vicinanza senza biasimarlo: "Credo di essere tra i pochi a comprendere i terribili momenti che stai vivendo… Non posso biasimarti per quello che hai fatto. Io sono stato peggiore di te, ma posso capire perché volevi ammazzare tuo padre". L'ultimo passaggio è relativo a una delle tante confessioni fatte da Foffo, ragazzo della Roma bene, dopo il suo arresto.

La previsione di Maso: "Resterai la bestia feroce da escludere"

La lettera di Maso, che oggi ha 45 anni e dopo essere tornato in libertà vive in una comunità di recupero per tossicodipendenti in Trentino, prosegue tra anticipazioni su ciò che attenderà Foffo in carcere – il ragazzo è detenuto a Regina Coeli-: "L’isolamento, la disperazione, gli sputi in faccia degli altri detenuti e la durezza delle guardie. La voglia di suicidarti e l’illusione di svegliarti da un brutto sogno e tornare alla vita di sempre". Ma Maso "predice" a Foffo anche ciò che succederà una volta espiata la sua pena, "tra un quarto di secolo": "Non ti illudere che sarai accettato o accolto. Pure a fine corsa resterai la bestia feroce da escludere. Succede anche a me".

Nella missiva di Maso ci sono momenti introspettivi, quasi di analisi su ciò che ha fatto: "Mi sembrava giusto desiderare le belle ragazze, le auto di lusso e la vita incosciente, con la sconsiderata temerarietà che sa di eroico…". Poi, però,  da "quell’abominevole attimo, la vita mi è sfuggita dalle mani per sempre". Alal fine Maso confessa anche il motivo per cui ha scelto di scrivere a Foffo: "Per egoismo. Aiutarti mi fa sentire finalmente migliore e mi aiuta a sconfiggere i fantasmi che alimentano i mie sensi di colpa". Lo invita a scrivergli, per potergli dare altri consigli di vita vissuta e suggerimenti, come quello di circondarsi di molti libri. Una sola cosa manca nella lettera: un accenno, anche minimo, a Luca Varani, la vera vittima di questa vicenda.

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