Omicidio sul Tevere, il legale di Galioto: “Si è avvicinato solo quando l’uomo era già morto”
"Il mio assistito è confuso per quanto accaduto e nega ogni addebito. Mi ha detto di aver visto un capannello di persone intorno all'uomo che giaceva esanime in terra e di essersi avvicinato per capire cosa stesse accadendo. Quando ha visto che nessuno lo stava soccorrendo, è andato da lui e ha provato a parlargli per vedere se reagiva. Dice che diverse persone possono confermarlo". A parlare a Fanpage.it è Michele Vincelli, l'avvocato di Massimo Galioto, il clochard di 45 anni arrestato ieri sera con l'accusa di aver ucciso un senza fissa dimora sulla banchina del Tevere. Galioto è stato fermato dagli agenti della Polizia di Stato e della Polizia Locale mentre si allontanava dal luogo del delitto. Diversi testimoni lo hanno indicato come l'autore della brutale aggressione ai danni del 37enne di origine rumena trovato cadavere sulla pista ciclabile intorno alle 19 di sera.
"Galioto dice che non stava scappando ma di essersi allontanato perché il cane doveva fare i bisogni – continua il legale – Ovviamente devo vedere le risultanze probatorie, per ora l'unica cosa che posso fare è riferire ciò che mi ha detto e riportare la sua versione. Ma posso confermare che addosso non aveva tagli né segni di colluttazione visibili". Sul corpo della vittima è stata disposta l'autopsia: anche quest'esame aiuterà ad aggiungere nuovi tasselli alla vicenda e a far luce su come il 37enne sia morto. "Chiederemo di visionare le immagini di sorveglianza – continua Vincelli – Essendo accaduto tutto di giorno, se le telecamere hanno ripreso la scena ci saranno pochi dubbi su quello che è accaduto. E da lì potremo capire quale linea difensiva adottare".
Massimo Galioto è stato assolto in primo grado per un altro omicidio, quello dello studente americano Beau Solomon, un giovane di 19 anni morto il 30 giugno 2016. Il processo di appello si terrà a ottobre. "È stato assolto perché non c'erano riscontri, le accuse mosse nei suoi confronti erano false – spiega il legale – Se il processo di appello si fosse discusso prima del Covid avrei detto di essere straconvinto delle mie ragioni. Non vorrei che ora quest'episodio, che non è assolutamente collegato al precedente, vada a inficiare il processo di appello".