Omicidio Sara Di Pietrantonio, Vincenzo Paduano condannato all’ergastolo
Vincenzo Paduano è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Sara Di Pietrantonio. Questa la decisione dei giudici della seconda corte d'appello di Roma. La sentenza, che la famiglia della giovane attendeva da tre anni, è arrivata al termine del nuovo processo di secondo grado. La Suprema Corte, dopo aver accolto il ricorso della procura generale, aveva disposto un nuovo processo ritenendo lo stalking reato da perseguire a parte e non assorbibile in quello di omicidio. I giudici del primo giudizio d'appello avevano invece sostenuto il contrario e l'udienza si era conclusa con una condanna a 30 anni di reclusione, invece che con la pena a vita. Ora si attende il verdetto della Cassazione. L'uomo, ex guardia giurata, è accusato di aver strangolato e dato alle fiamme l'ex fidanzata, studentessa di 22 anni. Non avendo accettato la fine della loro relazione, Paduano l'ha uccisa dopo averle chiesto di incontrasi, con la scusa di parlare e restare in buoni rapporti. Sara Di Pietrantonio è stata assassinata il 29 maggio del 2016 nel quartiere della Magliana a Roma.
Il processo a Vincenzo Paduano
Vincenzo Paduano ha confessato di essere il responsabile dell'omicidio di Sara Di Pietrantonio il 30 maggio del 2016 fermato dalle forze dell'ordine e crollato dopo 8 ore d'interrogatorio. Un omicidio pluriaggravato. La Suprema Corte di Cassazione, nelle motivazioni relative all'udienza del 12 aprile scorso, ha riconosciuto che Vincenzo Paduano dovrà scontare la pena prevista per due reati distinti, non assimilabili: l'omicidio pluriaggravato e lo stalking. Udienza che ha accolto il reclamo del procuratore generale di Roma Stefano Tucci e dei familiari della vittima contro lo sconto di pena. I magistrati hanno riconosciuto quanto sostenuto dal giudice per l'udienza preliminare che aveva stabilito in primo grado la pena dell'ergastolo. Annullata invece la sentenza della Corte d'Assise d'Appello che il 10 maggio del 2018 aveva considerato lo stalking un aggravante riconducibile all'omicidio e non un reato a sé stante, ciò avrebbe ridotto la pena dell'imputato a 30 anni.
Il delitto di Sara di Pietrantonio
La storia di Sara e Vincenzo era iniziata come una delle tante relazioni che nascono tra giovani. Si erano conosciuti durante l'estate 2014, mentre lei faceva un lavoretto stagionale per mettere un po' di soldi da parte, terminate le lezioni all'Università. Qualche anno di differenza, lui guardia giurata, una relazione tra alti e bassi, litigi e fraintendimenti, riappacificazioni, nuove tempeste. E gelosia morbosa. Le amiche di Sara lo descrivevano come una persona violenta, che controllava in maniera compulsiva i suoi spostamenti e le persone che frequentava. E Sara si era stancata del quel comportamento, per colpa dei continui litigi e delle spiegazioni che Vincenzo la costringeva a dovergli dare. Così lo ha lasciato, perché voleva essere libera. Ma Paduano, ancor più ossessionato da lei, non le ha permesso di vivere senza essere "di sua proprietà". L'ha attirata con un tranello e ha bruciato la sua auto, l'ha strangolata e ha dato fuoco al suo corpo.